Il Consiglio comunale di Bologna ha approvato all’unanimità un ordine del giorno presentato dalla consigliera comunale PD Simona Lembi per proporre l’intitolazione di un luogo pubblico all’oncologo Cesare Maltoni.

L’ordine del giorno è stato inoltre firmato dai gruppi consiliari Partito Democratico, Città comune, Movimento 5 stelle, misto-Nessuno resti indietro, misto-Al centro Bologna e dalla consigliera Emily Clancy (Coalizione civica).

Online è consultabile il comunicato stampa. Di seguito il testo dell’ordine del giorno.

Il Consiglio Comunale di Bologna

Constatato come

il 22 gennaio 2021 siano trascorsi 20 anni dalla scomparsa, improvvisa e prematura, del professor Cesare Maltoni, oncologo di fama internazionale, protagonista di molte battaglie per la salute pubblica, convinto sostenitore del principio della prevenzione come modo migliore per favorire la buona salute, da sempre a favore della ricerca scientifica

Ricordato come

nel 1962 Cesare Maltoni, divenuto responsabile di una piccola unità di ricerca dentro al Consultorio Oncologico Felice Addarii di Bologna, manifesta l’intenzione di dedicarsi ad un obiettivo, per l’epoca utopico: avviare a Bologna il più diffuso e completo screening sui tumori dell’utero mai realizzato in Europa;
l’Italia dell’epoca fosse fanalino di coda nelle azioni di prevenzione al cancro;

in America, Georgios Papanicolaou, medico di origine greca, aveva mostrato come fosse possibile, utilizzando un semplice microscopio, identificare gli stadi che trasformano una cellula da sana a tumorale;

nel 1964 Cesare Maltoni incontra la disponibilità fattiva della politica, nella concretezza del lavoro del Senatore Luigi Orlandi, del PCI. Il Professor Maltoni partecipa personalmente a decine di incontri in tutta la provincia e ovunque risponde alle domande, promuove la partecipazione, rassicura sulle paure più profonde. In appena due anni 125.000 donne partecipano allo screening negli ambulatori del centro come in quelli di tutta la Provincia di Bologna. Centinaia sono i tumori della cervice riconosciuti nel loro stadio iniziale come pure le lesioni pretumorali. Trascorsi 10 anni dalle prime visite, l’Istituto Addarii monitora e segue 225mila delle 260mila donne considerate a rischio. Più del 75% dei tumori intercettati, diagnosticati tali nelle fasi iniziali, vengono giudicati curabili e guaribili. La curva della mortalità relativa a quel tipo di tumore nel nostro territorio inizia a calare rapidamente, fino ad azzerarsi: un caso unico, che ha fatto storia e che ha prodotto il paradigma dello screening, oggi una delle eccellenze del nostro sistema sanitario. Una pratica che ha incontrato la vita di tante famiglie bolognesi, di migliaia di donne che, grazie alla prevenzione, sono sopravvissute al cancro.

Prende di fatto vita nel capoluogo emiliano il primo modello italiano di centro per la salute oncologica femminile. Negli anni ’70, quelli della sua attività più intensa, una donna che fosse entrata nell’edificio di Viale Ercolani 4 a Bologna avrebbe potuto fare, in una sola mattinata, uno screening oncologico completo dell’utero e della mammella così come dell’apparato urinario e, se fumatrice, conoscere lo stato di salute dei suoi polmoni. Cure gratuite, comprese eventuali biopsia o colposcopia. Perfino possibili operazioni ambulatoriali, come quelle ai noduli della mammella.

Le prime ricerche sul cloruro di vinile, sono del 1971, gli anni in cui sono inaugurati i laboratori nel Castello di Bentivoglio oggi Centro di ricerca dell’Istituto Ramazzini. Nel 1972 lo staff del professor Maltoni osservò sui ratti i primi casi di angiosarcoma del fegato, pochi mesi prima del primo caso di angiosarcoma del fegato in un lavoratore di una fabbrica di PVC reso pubblico negli Stati Uniti. “Un cancro misterioso”, fu detto, non per Maltoni, che quel tipo di tumore aveva già riscontrato nei ratti. Nei decenni successivi, grazie a quegli studi e alle decisioni conseguenti delle agenzie regolatorie, sono state salvate milioni di vite, in tutto il mondo.

L’obiettivo principale fu quello di concentrarsi sulla prevenzione primaria ed evitare quindi qualsiasi contatto con quelle sostanze che provocano mutazioni nel DNA e favoriscono la trasformazione neoplastica delle cellule.
Maltoni, esplicita come l’80% dei tumori abbia origine ambientale e che, come tali, possano essere ampiamente prevenute.

Cesare Maltoni convince la più grande azienda chimica italiana dell’epoca, la Montedison, a testare sui ratti la cancerogenicità del Cloruro di Vinile Monomero o CVM, la cui molecola era sospettata di essere cancerogena per gli operai della plastica che la impiegano nelle lavorazioni.

Il Senatore Luigi Orlandi s’impegna insieme a Maltoni nella ricerca di un luogo adatto a impiantare un grande saggio di cancerogenesi in vivo su migliaia di animali da esperimento. E’ l’inverno del 1971; la scelta dei due cade su una proprietà ospedaliera nella campagna bolognese, il Castello di Bentivoglio.

La Montedison, come pure altre aziende chimiche europee aderiscono a quello che prende il nome di “Bentivoglio Project”, sostengono l’idea di Cesare Maltoni di impiantare un “inalatorio” necessario ai ratti per inalare le stesse concentrazioni di cloruro di vinile inalate in fabbrica dagli operai. Quello che la multinazionale si aspetta da Maltoni è che indichi una nuova soglia limite, tollerabile per l’uomo. Maltoni lascia credere che sarà così, ben sapendo che in cancerogenesi chimica, le soglie minime non esistono: se una sostanza è cancerogena per l’uomo, lo rimane anche per dosi considerate basse. Ammettere questo significa, in una comunità giusta ed equa, vietare il contatto con quella sostanza, (ri)conquistando il primato della salute pubblica rispetto alle esigenze di un certo modello produttivo.

Il modello sperimentale di cancerogenesi che Maltoni costruisce con il suo team per l’esperimento avviato a Bentivoglio il 1 luglio 1971 risulterà talmente affidabile da permettergli, già a dicembre del 1972, di diagnosticare in un lavoratore di Porto Marghera – deceduto, dicono i chirurghi, per un misterioso tumore al fegato – una neoplasia rarissima: l’angiosarcoma epatico: la stessa neoplasia che Cesare aveva identificato pochi mesi prima nei ratti Sprague-Dawley sottoposti ad inalazioni di CVM per otto ore al giorno.

Successivamente a quelli sul cloruro di vinile vengono avviati numerosi altri studi e ricerche come quelle che provano la cancerogenicità del benzene (1982), presente nei carburanti delle autovetture, poi l’uso del CFC nei frigoriferi, della formaldeide, dei pesticidi, di solventi diffusissimi come la trielina, dell’esposizione alle radiazioni ionizzanti a basse dosi collegate all’industria del nucleare civile, dei campi elettromagnetici degli elettrodotti, e dei propellenti, solo per ricordare le ricerche principali.

Il numero di sostanze testate nei laboratori di Bentivoglio oggi è secondo solo a quello del National Toxicology Program statunitense.

Il nome di Cesare Maltoni inoltre è legato a doppio filo con l’hospice di Bentivoglio che il professore iniziò a immaginare già alla fine degli anni Ottanta. Incontrando i pazienti oncologici si accorse che la medicina tendeva a trascurare quelli che non riusciva a guarire, condannandoli ad un doppio dolore: quello oncologico e quello per la morte imminente. Si interessò alle cure palliative, visitò esperienze all’avanguardia in altri paesi europei ed extra europei. Al rientro in Italia si prodigò per ottenere la cornice legislativa e le risorse necessarie per riprodurre quell’idea a Bologna. La legge arrivò, come pure il sostegno di Isabella Seragnoli e alla fine degli anni Novanta fu posata a Bentivoglio la prima pietra dell’hospice, inaugurato poi nel 2002, un anno dopo la morte del suo primo ideatore.

Intorno al 1985, Cesare Maltoni inizia a incontrare i pazienti che si presentano all’Addarii: ne ricava la convinzione di persone bisognose di assistenza. Conoscendo gli scritti di Cicely Saunders, Maltoni ‘incontra’ le cure palliative, quelle cioè che non solo si occupano del dolore fisico, ma che si orientano anche sulla qualità di vita del paziente e il sostegno (anche) psicologico necessario, spesso anche per i famigliari coinvolti.
Nel 1967, a Londra, Cicely aveva fondato il suo hospice, il Saint Christopher. Nella struttura, che ha anche una parte residenziale, i malati cronici gravi seguono le terapie somministrate da personale medico appositamente formato. Maltoni visita il Saint Christopher e altre strutture simili in America e nel nord Europa e ne trae la condizione di volerne crearne uno anche nella sua città. Nel 1991 Isabella Seragnoli manifesta pieno sostegno a quell’idea. Nel 1999, dopo anni di lavoro, arriva anche la Legge 39/99. Nel 1997 a Bentivoglio viene posata la prima pietra dell’Hospice Seragnoli, che Maltoni non vedrà mai finito: muore infatti nella sua casa di San Lazzaro il 22 gennaio 2001.

Considerato il fatto che

la visione che Maltoni ci ha consegnato sulle malattie ambientali come il cancro e sulle strategie per affrontarle è di straordinaria attualità: molte delle questioni che, in tema di salute e di ambiente, oggi sono al centro del dibattito internazionale, si trovano indicate con estrema precisione nelle interviste che il professore rilasciava già nei primi anni Settanta del secolo scorso. Da gigante della scienza, il suo sguardo pioniere vedeva molto lontano.

e inoltre quanto sia estremamente attuale il tema della presa in carico dei pazienti oncologici sia dal punto di vista clinico che psicologico;

oggi che la pandemia ci ha costretto a comprendere l’importanza di politiche che mettano al centro la salute e la ricerca scientifica, risulta prezioso celebrare la memoria di chi, a partire dal nostro territorio, lavorò per far dialogare scienza e ricerca, salute e politica con risultati che hanno cambiato, in meglio, la vita di tanti/e.

Per tutte le ragioni appena indicate,

Il Consiglio comunale di Bologna manifesta

vivo apprezzamento per il fatto che i suoi collaboratori abbiano portato avanti con forza il messaggio gli ideali e le ricerche di Maltoni trasmettendo i suoi insegnamenti;

Il Consiglio comunale di Bologna invita

il Sindaco e la Giunta ad individuare rapidamente un luogo da intitolare alla memoria del Professor Cesare Maltoni.

F.to: S.Lembi (PD), V. Merola (PD), R. Fattori (PD), L. Bittini (PD), I. Angiuli (PD), L. Guidone (PD), R. Li Calzi (PD), A. Colombo (PD), N. De Filippo (PD), M. Campaniello (PD), M. Ferri (PD), F. Mazzoni (PD), E. Leti (PD), R. Persiano (PD), G. Di Girolamo (PD), R. Santi (PD), G. Montera (PD), V. Zanetti (PD), P. Licciardello (PD), R. Lama (PD), F. Errani (PD), MC. Manca (PD), E.Clancy (CCBo), M. Bugani (M5S), E. Foresti (M5S), M. Piazza (M5S), G.M. De Biase (GM), A. Palumbo (GM), A. Frascaroli (CC).