Lunedì 18 giugno la consigliera comunale Elena Leti è intervenuto ad inizio seduta in Consiglio comunale riguardo al progetto di apertura di un nuovo supermercato in centro.
Online ed in allegato è disponibile il relativo comunicato stampa, di seguito il testo dell’intervento.
Gli scaffali di un supermercato e un ristorante nelle sale del 400 che ospitarono i canonici della cattedrale di San Pietro, poi il Monte di Pietà. Il progetto si svilupperà su due piani, il piano terra di oltre 650 mq destinato alla distribuzione e il primo piano di 300 mq alla ristorazione. Cosi è descritto sui quotidiani in questi giorni il progetto del grande supermercato targato Conad previsto in via indipendenza accanto alla cattedrale di San Pietro.
Nel marzo 2017, sempre dai quotidiani si apprende che nell’area occupata dal Cierrebi centro sportivo ubicato tra via Marzabotto e via Piave, al posto di una parte della storica area sportiva verrà realizzato un supermercato di media grandezza di circa 2500 mq.
E così tanti altri esempi.
Terminata la fase dell’espansione le città hanno perseguito la strada della crescita attraverso la trasformazione dell’esistente. Obbiettivo comune è la messa a valore del patrimonio architettonico, inteso non solo come semplice reperto storico o testimonianza del passato ma anche come risorsa turistica e culturale da sfruttare, come elemento identitario funzionale alla qualità della vita.
Che una città debba essere bella, vivibile capace di stupire e divertire, stimolare interessi, fruibile nella quotidianità e negli spazi di prossimità ma nello stesso tempo collocata al centro del mondo è considerato normale. Che la città possa e debba reinventarsi e migliorare agendo su se stessa, metà comunità e metà azienda sempre in equilibrio tra profitto e solidarietà è, patrimonio acquisito, nelle più comuni prassi di gestione del territorio dei governi locali.
Mi chiedo però se l’unico modo per riqualificare, recuperare lo spazio pubblico e privato sia quello di realizzare spazi per il commercio e per la ristorazione.
I luoghi dello shopping diventano i nuovi spazi pubblici di socializzazione e di piacere della città. La centralità urbana è sempre più segnata e definita dal consumo, per fare di ogni persona un visitatore e di ogni visitatore un consumatore. Occorre lavorare.
Il Comune di Bologna fatica, come le altre amministrazioni locali a governare questo fenomeno dilagante, in quanto la normativa vigente non delega alle amministrazioni la pianificazione delle attività commerciali e di ristorazione sul territorio, che fanno capo a normative nazionali. Ma rimane in ogni caso un problema politico culturale, dal quale discende un concetto di città e di società che vede nel mix funzionale, la chiave di lettura di una comunità. Occorre lavorare perché la rigenerazione urbana sia altro.
Il Comune di Bologna negli ultimi anni vanta esempi di recupero di aree dismesse di grandissimo livello qualitativo.
Tra questi ricordo il Mast, divenuto un centro polifunzionale e spazio espositivo dedicato alle Arti alla Sperimentazione e alla Tecnologia. L’Opificio Golinelli che prende il nome dal suo fondatore con la nuova cittadella della conoscenza e della cultura dedicata ai giovani. E recentissimo ancora in via di realizzazione il nuovo Tecnopolo che sorgerà nell’area dell’ex manifattura Tabacchi, che ospiterà il centro meteo Europeo.
Esempi che ho scelto non a caso come modelli virtuosi di recupero di ambiti degradati, i cosi detti vuoti urbani, attraverso progetti non solo a vocazione commerciale ma che hanno fatto della cultura e del sociale il motore di sviluppo futuro.
E’ importante promuovere un azione nei confronti del Governo per modificare alcune leggi, vedi la libera concorrenza, che sono state promosse in epoche storiche diverse e che oggi non sono più adeguate. Come alcuni esempi ci dimostrano, ci troviamo in alcune strade concentrazioni di parrucchieri, in altre concentrazioni di fruttivendoli, e così via. Forse è arrivato il momento di pensare a un nuovo modo di riqualificare.