Lunedì 21 maggio 2018 il Consiglio comunale ha approvato il seguente ordine del giorno presentato dal consigliere Francesco Errani con cui si invita il Governo a intervenire presso le Autorità israeliane per l’immediata scarcerazione di Ahed Tamimi, affinché i minori non siano sottoposti ad arresto e detenzione e a cessare i nuovi insediamenti di coloni nei territori palestinesi occupati. Invita inoltre la Giunta a rafforzare i rapporti diretti tra la Città di Bologna e le amministrazioni locali israeliane e palestinesi che lavorano per la costruzione di una convivenza pacifica tra i due popoli.

Di seguito il testo dell’ordine del giorno, online è disponibile il comunicato stampa.

IL CONSIGLIO COMUNALE

DATO ATTO che il 19 dicembre Ahed Tamimi, una ragazza palestinese di 16 anni, è stata arrestata per aver tirato uno schiaffo a due militari israeliani, dopo che suo cugino di quindici anni Mohammed era stato ferito gravemente da una pallottola ed era stato portato in coma all’ospedale;

CONSIDERATO che il giorno dopo anche la madre di Ahed, Nariman, e poi le cugine Nour e Manal, che vivono tutte nel villaggio palestinese di Nabi Saleh, sono state arrestate;

CONSIDERATO che Ahed e la sua famiglia vivono nel villaggio di Nabi Saleh, dove i coloni di Halamish si sono impadroniti della loro fonte d’acqua, protetti dall’esercito israeliano;

CONSIDERATO che il 17 gennaio il tribunale israeliano ha stabilito che Ahed Tamimi dovrà rimanere in carcere fino alla fine del processo e che il ministro dell’istruzione Naftali Bennett ha addirittura dichiarato “ (…) che le tre donne dovrebbero rimanere in carcere a vita…”;

CONSIDERATO che l’avvocato di Ahed Tamimi ha riferito che la ragazza è stata sottoposta a diverse lunghe e aggressive sedute d’interrogatorio, talvolta di notte, e che nel corso dell’interrogatorio avrebbe ricevuto minacce alla sua famiglia;

CONSIDERATO che dal 2009 la popolazione di Nabi Saleh manifesta per il diritto all’acqua e alla libertà e che, ogni volta, l’esercito reprime ogni forma di manifestazione;

CONSIDERATO che fin dall’inizio della resistenza non-violenta, la protesta di Nabi Saleh si è caratterizzata per la forte presenza di donne e di giovani, tra cui Ahed, Nour, Manal, ma anche molte altre;

CONSIDERATO che ogni giorno giovani vengono arrestati e tenuti incarcerati anche per settimane, in regime d’isolamento, sottoposti a lunghi interrogatori, e non da parte della polizia, ma dallo Shin Bet, il servizio segreto per gli affari interni, in carceri poste nel nord del territorio dello stato d’Israele;

DATO ATTO che tale pratica, tra le tante altre, è illegale, considerato che la Convenzione di Ginevra prevede che la popolazione sotto occupazione non può essere trasferita nel paese occupante;

APPRESO del disperato appello del padre di Ahed, Bassem Al-Tamimi per la liberazione della figlia arrestata dai soldati israeliani entrati in casa nel cuore della notte;

CONSIDERATO che Ahed è diventata un simbolo, con manifestazioni in tutto il mondo per la sua scarcerazione, e che la petizione di Avaaz, per la liberazione di Ahed e dei minori incarcerati, ha superato un milione e duecentomila firme;

APPRESO che Ahed sarà giudicata da un tribunale militare;

CONSIDERATO che, dal giugno 1967 sono stati più di 800 mila i Palestinesi incarcerati per motivi politici, senza riserva alcuna per donne, anziani, minori, nonostante le denunce delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani, a partire da B’tselem, israeliana, ad Amnesty International, nonché dai rapporti ufficiali dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU);

CONSIDERATO che attualmente sono circa 400 i minori incarcerati, di cui almeno 30 ragazze;

VISTA la nota ufficiale di Magdalena Mughabi, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord, in cui si afferma “Nulla che Ahed Tamimi ha fatto può giustificare il proseguimento della detenzione di una ragazza di 16 anni (…). Le immagini della ragazza disarmata che aggredisce due soldati armati e dotati di equipaggiamento protettivo mostrano che quell’azione non costituiva alcuna minaccia concreta e che la sua punizione è palesemente sproporzionata (…). La detenzione di Ahed Tamimi e il processo che dovrà affrontare
in corte marziale sono un esempio della discriminazione istituzionale tipica del trattamento inflitto ai minorenni palestinesi che si attivano contro l’occupazione israeliana e dimostra come Israele stia violando i suoi obblighi internazionali nei confronti dei minorenni…..Sarebbe una grande ingiustizia se Ahed Tamimi venisse condannata per il suo attivismo contro le condizioni oppressive, ben documentate, dell’occupazione….Israele sta in tutta evidenza venendo meno ai suoi obblighi di diritto internazionale di proteggere i minori da dure sanzioni penali”;

CONSIDERATO l’appello inviato al Presidente della Repubblica nei primi giorni di febbraio da varie personalità che operano per la pace, politiche, intellettuali, della letteratura, dello spettacolo, ecc… ”Le chiediamo, Signor Presidente, di voler contattare con urgenza le autorità israeliane perché mettano fine alle pratiche detentive che violano i diritti dei bambini , i diritti e la legge internazionale”;

DATO ATTO infine che la Convenzione di Ginevra recita espressamente che “(…) un popolo occupato ha diritto a opporre resistenza contro chi lo occupa ”;

INVITA IL SINDACO E LA GIUNTA

A chiedere con forza che il Governo intervenga presso le Autorità israeliane per l’immediata scarcerazione di Ahed Tamimi e affinché i minori non siano sottoposti ad arresto e detenzione;
A chiedere all’Unione Europea e alle Nazioni Unite di intervenire presso le autorità israeliane affinché:

– sia rispettato l’obbligo di diritto internazionale di protezione dei minori;
– cessino le occupazioni dei territori palestinesi da parte dei coloni;
– siano rese disponibili a tutti, senza discriminazioni di sorta, le risorse essenziali, come l’accesso all’acqua;

A chiedere all’Organizzazione delle Nazioni Unite di intervenire presso le Autorità israeliane per il rispetto della Convenzione di Ginevra affinché la popolazione sotto occupazione non sia trasferita nel paese occupante, in qualunque stato giuridico si trovino le persone deportate;
Considerata l’importanza di costruire relazioni fra i popoli che non siano basate su rapporti di forza o fondate sull’uso di armi o sulla violazione sistematica del diritto internazionale, sulla persecuzione dei reati di opinione e sulla negazione delle libertà individuali fondamentali;

Considerata, altresì, la vicinanza della città di Bologna a tutti coloro che si adoperano per la pace fra i due popoli, per il rispetto dei diritti umani e delle decisioni adottate per la civile e pacifica convivenza nel vicino Medio Oriente;

A farsi promotore della volontà espressa dal Consiglio Comunale e ad inoltrare il presente atto consiliare:
– al Presidente della Repubblica;
– al Presidente della Camera dei deputati ;
– al Presidente del Senato;
– al Presidente del Consiglio dei ministri;
– ai capigruppo parlamentari di Camera e Senato ;

Ad adoperarsi concretamente per instaurare e rafforzare i rapporti diretti tra la Città
di Bologna e le amministrazioni locali israeliane e palestinesi che lavorano per la
costruzione di una convivenza pacifica tra i due popoli.

F.to: F. Errani, R. Li Calzi, G. Montera.