Lunedì 6 dicembre 2021, il consigliere comunale PD Roberto Fattori è intervenuto ad inizio seduta in Consiglio comunale in merito al caso di razzismo al Saragozza Calcio.
Online ed in allegato è consultabile il testo dell’intervento in aula.
No al razzismo in campo
Domenica 28 novembre su un campo da calcio bolognese si è stipulata una partita di terza categoria tra il Saragozza e il Real Basca. La partita è stata sospesa a venti minuti dalla fine dopo una serie di insulti rivolti a un
giocatore di colore del Saragozza. L’arbitro non ha sentito l’insulto, che invece è stato avvertito chiaramente dagli altri giocatori, ma ha fischiato la fine dell’incontro dopo che il Saragozza ha dichiarato che non intendeva più continuare a giocare.
Ad essere insultati sono stati prima un ragazzo trentenne di origine marocchina, di cittadinanza italiana, che è nato in Italia e in qualche modo è “abituato” a subire attacchi del genere, poi è stato coinvolto pure un altro ragazzo, appena ventenne, arrivato in Italia da meno tempo e sicuramente più fragile, che è scoppiato a piangere.
Cosa sarebbe probabilmente avvenuto in passato:
• L’insulto razzista sarebbe stato negato, o almeno minimizzato nella sua rilevanza.
• Si sarebbe probabilmente aperto un conflitto tra le società, con una che avrebbe accusato l’altra di strumentalizzare l’episodio.
• Il giocatore che aveva insultato starebbe stato difeso dai propri compagni e dalla propria società.
• L’arbitro avrebbe semplicemente messo a referto che lui non aveva sentito niente e che aveva sospeso la partita perché una squadra era uscita dal campo.
• il giudice sportivo avrebbe preso atto del referto e attributo la sconfitta per 3-0 al Saragozza.
Quale sarebbe stata la conseguenza:
si sarebbe rafforzato la percezione che i campi di calcio sono una specie di zona franca, dove è la norma lo scambio di insulti tra giocatori. Che chi riceve un insulto a carattere razzista se lo deve ingoiare e tacere, altrimenti finisce per danneggiare la propria squadra e i propri compagni.
Cosa è invece avvenuto:
• Il Saragozza, nella figura del proprio presidente, Mauro Castagnetti, ha pienamente appoggiato la scelta dei propri giocatori di uscire dal campo. Allo stesso tempo, ha messo in evidenza che si tratterebbe di un episodio specifico, quindi nessuna responsabilità dei giocatori e dell’altra società.
• il Real Basca, nella figura del proprio dirigente Fulvio Poggi, non ha negato né giustificato gli insulti indirizzati ai giocatori avversari, ha espresso la sua solidarietà e ha preso provvedimenti nei confronti del proprio tesserato
• L’arbitro, che pure non aveva sentito l’insulto, non si è limitato a prendere atto della sospensione della gara, ma ha redatto una referto evidentemente circostanziato, probabilmente aiutato in questo dalle proprie competenze in diritto del lavoro.
• Il giudice sportivo, Fabrizio Ciuffrida, non ha inflitto il 3-0 a tavolino al Saragozza, come probabilmente tutti si aspettavano, ma ha rimandato la questione alla procura federale per approfondimenti, con una inversione di tendenza della giurisprudenza in materia.
Quali valutazioni possiamo fare:
I campi di calcio non sono più considerati zona franca, dove ogni insulto è ammesso, anche se si tratta di insulto a sfondo razzista.
Gli insulti a sfondo razzista non sono più tollerati né dai giocatori né dalle società e sono unanimamente ritenuti gravi e inammissibili.
Società coinvolte, giocatori, arbitro e giudice sportivo sono andati tutti nella stessa direzione, evitando prese d’atto semplicemente formali.
La conclusione alla quale mi sento di arrivare in questa aula è che, grazie al comportamento della stragrande maggioranza dei giocatori delle due squadre, Saragozza e Real Basca, dei loro dirigenti, delle scelte dell’arbitro e del giudice sportivo, il calcio dilettantistico bolognese ha dato una bella lezione di civiltà a tutto il mondo del calcio, dilettantistico e non.