Lunedì 21 maggio 2018 la consigliera comunale Roberta Li Calzi ha presentato il seguente intervento di inizio seduta riguardo al rischio di sfratto del parc di sport urbano Oz di Via Stalingrado.
Di seguito è disponibile il testo dell’intervento, tramite link il relativo comunicato stampa.
Ringrazio prima di tutto l’Assessore Matteo Lepore per il suo intervento che ha aperto il Consiglio di oggi e il fatto che oggi vi siano molti interventi su questo tema, dimostra, se ve ne fosse bisogno, quanto l’esperienza di OZ sia importante per la nostra città.
Venerdì ho ricevuto questa mail:
“Ciao Roberta,
Ti scrivo sollecitata da mia figlia, che per 5 anni ha felicemente frequentato il centro sportivo e culturale Oz in via Stalingrado 59. In particolare praticava parkour e discipline aeree in quello che era diventato l’urban park indoor più grande d’Europa. Ora hanno lo sfratto immediato, in quanto il capannone (che avevano in comodato gratuito) è stato acquistato dall’Unipol che, a quanto pare, non concede il tempo necessario al trasferimento delle attrezzature e alla ricerca di una nuova struttura. Se vuoi informazioni puoi andare sull’account Facebook OzBologna. Ti chiedo solo di informarti sulla vicenda, e come mamma vorrei fare presente che accoglieva ragazze, ragazzi, adulti e anche bambini in situazioni di disagio, svolgendo, oltre a quella sportiva, una funzione sociale meritoria.”
Ora, tante volte noi Consigliere e Consiglieri riceviamo sollecitazioni o richieste di attivarci in merito a determinate situazioni della città, è il nostro ruolo. Stavolta ho deciso di leggere in aula questa lettera perché si tratta di una richiesta che, scevra da polemiche ed egoismi, mette a fuoco l’importante funzione sociale e sportiva del luogo di cui si parla.
Da “non-luogo” (la nota definizione è di Marc Augé), OZ era diventato centro sportivo e di aggregazione con migliaia di utenti: in quella periferia un tempo operaia e proletaria, che oggi è un complesso mix che parla più lingue, tra nuovi cittadini e stranieri di passaggio insediati accanto a giovani famiglie o anziani residenti, questo spazio giocava un ruolo prezioso per il futuro in divenire del quartiere.
OZ era riuscito a creare comunità laddove c’era solo periferia, centro sociale dove c’era un’industria dismessa.
Si tratta di una di quelle periferie di cui la nostra Amministrazione sin dal programma di mandato ha deciso, giustamente, di occuparsi, per poter restituire piena dignità a istanze di cittadinanza, recuperando così quel senso di comunità che, solo, può ricucire le maglie strappate dai fenomeni di migrazione, disoccupazione, povertà, disagio.
Della vecchia fabbrica in via Stalingrado, infatti, un gruppo di associazioni ha recuperato un capannone fatiscente, l’ha sottratto al degrado e l’ha restituito alla collettività, impiantandovi oltre 30 attività e pratiche sportive, circensi, ma anche un luogo di ritrovo, dove essere semplicemente cittadini anziché consumatori.
Per questo è un’esperienza importante, che va salvaguardata.
Nessuno mette in discussione che la nuova proprietà richieda legittimamente di vedersi attribuita quest’area che ha acquisito, ma come Amministrazione possiamo adoperarci per trovare un luogo alternativo per le numerose attività che si svolgono al suo interno. Questa istanza è stata peraltro già espressa dal presidente del Quartiere San Donato-San Vitale, Simone Borsari, e dall’assessore Lepore, che sono certa lavoreranno per trovare una soluzione alternativa.
Mi unisco quindi al loro appello e a quello di molti altri, come le Colleghe che mi hanno preceduto e come il Consigliere Francesco Errani, che per primo ha scritto sul tema già venerdì, che vorrebbero adoperarsi in una mediazione con la proprietà affinché quell’esperienza venga salvata.