Lunedì 15 gennaio 2018 la consigliera comunale Giulia Di Girolamo ha presentato il seguente intervento di inizio seduta in Consiglio comunale sulla più grande operazione degli ultimi 23 anni sulla nuova ‘ndrangheta, dalla Calabria alla Germania, passando anche per il Nord Italia.
Di seguito il testo dell’intervento, in allegato il comunicato stampa.
Alcuni giornali, nazionali e locali, nei giorni scorsi hanno riportato l’esito dell’operazione STIGE, un’inchiesta contro la ‘ndrangheta che ha percorso tutta la nostra penisola, dalla Calabria, passando ovviamente per l’Emilia, fino alla Germania e che ha visto l’arresto di 169 persone e che è stata considerata la più grande operazione degli ultimi 23 anni.
Innanzitutto voglio ringraziare il Procuratore Nicola Gratteri, per la sua coerenza e la sua serietà, il Comandante Del Sette e tutti gli uomini impiegati, per aver messo a punto un’operazione complessa e per continuare a credere davvero in un Paese libero dalle mafie.
Ma torniamo in Emilia. Delle 169 persone arrestate o finite ai domiciliari, 7 sono emiliani doc, originari e residenti a Bologna, Parma e Modena, e che hanno legami molto stretti con la cosca Farao-Marincola, alleata con la cosca Grandi Aracri, protagonista del processo Aemilia.
Riporto alcuni estratti degli articoli di stampa usciti nei giorni scorsi.
‘In Calabria facevano soldi, in Emilia venivano ripuliti grazie alla complicità di imprenditori locali compiacenti che si prestavano a reinvestire il denaro delle cosche tramite società fittizie e false fatture’ (Corriere di Bologna). E questa non è una novità, considerando che Bologna è considerata ormai da diversi anni una delle più grandi ‘lavanderie’ del Nord Italia. E ancora, negli articoli vengono riportate modalità e luoghi dedicati all’importazione e riciclaggio del denaro: le indagini infatti hanno ricostruito l’esistenza di un flusso continuo di denaro movimentato dalle società gestite dalle cosche e inviato a quelle che avevano il compito di ripulirlo.
In particolare si parla di un ufficio delle false fatture sito in un appartamento di via Saragozza, nel cuore della nostra città. Da come si evince dagli articoli, la cosca dei Muto è ormai di casa a Bologna, la cui attività consiste appunto nell’utilizzare ‘società cartiere’ con l’obiettivo di produrre fatture false.
Insomma, l’Operazione Stige non ha fatto altro che confermare il radicamento della ‘ndrangheta in territorio emiliano e la sua capacità di coinvolgere professionisti originari del nostro territorio.
Alla luce di questi ennesimi eventi, che vedono Bologna ancora una volta coinvolta in operazioni così grandi e di rilievo internazionale, ribadisco l’esigenza per questa amministrazione e per questa città di dotarsi di strumenti concreti per fronteggiare tali fenomeni. La politica deve cominciare ad essere meno timida e più decisa, come non lo è stata fino ad ora.
Questo ovviamente non significa che deve in alcun modo sostituirsi alla magistratura o alle forze dell’ordine ma deve porre in essere azioni e percorsi che aiutino i cittadini, gli imprenditori, i commercianti a decifrare e comprendere preventivamente tali fenomeni. E questo, a mio avviso, lo si fa ad esempio realizzando una struttura, come l’Osservatorio per il Contrasto alla criminalità organizzata i cui obiettivi i ho lungamente esplicitati nel mio odg presentato per il secondo anno consecutivo in sede di bilancio. Una struttura che metta al centro due azioni fondamentali di cui deve farsi carico l’amministrazione: informare e prevenire, attraverso l’attuazione di percorsi informativi e formativi che mettano in rete e relazione stretta tutti i soggetti che sul territorio, nel proprio ambito, attuano già azioni di prevenzione e contrasto.
Bologna da questo punto di vista è una città ricca di esperienze, iniziative di sensibilizzazione e informazione. Il nostro compito e quello dell’amministrazione è di mettere a sistema tutte queste esperienze positive per rafforzarle e renderle ancora più efficaci. Perchè se da una parte abbiamo un tessuto comunitario attivo, dall’altra abbiamo imprenditori e commercianti che per paura non denunciano, che si trovano costretti a cedere la propria attività e la propria azienda ad organizzazioni criminali, e che non trovano quindi nella politica il supporto di cui hanno bisogno. Oppure abbiamo commercianti e imprenditori che si prestano agli affari illeciti delle mafie ed è a questi imprenditori che, per usare un’espressione del Procuratore Nicola Gratteri, dobbiamo far capire che è “sconveniente delinquere”. Se sono aumentate del 40%, nel 2017 le attività imprenditoriali in odore di mafia in Emilia Romagna dobbiamo tenere conto di questo dato, dobbiamo interrogarci, non dobbiamo essere indifferenti.
Bisogna quindi smettere di essere timidi e dobbiamo fare la nostra parte, con coerenza, decisione, con forza e con la consapevolezza che la nostra responsabilità deve essere quella, come amministratori di questa città, di farci carico anche di questo problema e di questi fenomeni per non trovarci a breve, perché di poco tempo si tratta, in uno stato di emergenza criminalità organizzata, completamente impotenti e soggiogati dalla ‘ndrangheta, che parla bolognese e che conosce molto bene il nostro territorio sapendosi muovere con assoluta agilità e traendo dalla nostra economia i migliori profitti.