Lunedì 20 marzo 2023 il consigliere comunale PD Mattia Santori ha presentato ad inizio seduta in Consiglio comunale un intervento dal titolo “La legge per la regolazione delle locazioni brevi che tutti vogliono ma nessuno fa”.
Qui è disponibile il video della discussione in aula.
Di seguito il testo dell’intervento:
La settimana scorsa la nostra vicesindaca Emily Clancy ha partecipato all’incontro nazionale organizzato da Alta Tensione Abitativa sul tema della regolamentazione delle locazioni brevi. Un incontro che si è svolto a Venezia, la città simbolo della tensione abitativa non solo in Italia ma nel mondo, una città che negli ultimi vent’anni ha perso per strada quasi oltre 14.000 residenti, sostituiti da turisti, o meglio in camere in attese di turisti. Una cifra che certifica quell’effetto spopolamento che si teme anche in città come Bologna, Milano, Padova, Trento, Trieste, e in Regioni come Lazio e Toscana che non a caso hanno portato la loro testimonianza all’incontro.
Il tema è complesso, ma ci tengo a dire che la galassia degli affitti turistici non è di per sé un male. Come non lo è qualsiasi misura che tende a spalmare l’offerta di un mercato che tende ad essere rigido. La competizione nei mercati moderni è un fenomeno che va tutelato, perché evita il concentramento delle risorse e dei profitti nelle mani di pochi. Ma deve essere una competizione sana, e soprattutto tra pari. E quella degli affitti brevi ormai non rispecchia né l’una né l’altra condizione. Non si tratta infatti di una competizione tra pari, poiché sempre più immobili sono gestiti dai cosiddetti corporate host, grandi fondi di investimento o agenzie immobiliari che controllano un numero spropositato di appartamenti. Facendo cadere il principio di distribuzione del reddito che era alla base di piattaforme come AirBnB e concentrando la materia prima (le case appunto) nelle mani di pochi, che sono sempre più avvantaggiati rispetto ai piccoli host.
Ma non si tratta neanche di una competizione sana, dal momento che il mercato degli affitti brevi ha effetti sulla disponibilità di alloggi per altre categorie di fruitori che a Bologna conosciamo bene: studenti, lavoratori, giovani coppie, cittadini a medio reddito. Ha ricordato bene la vicesindaca come i dati nella nostra città testimonino un recente travaso dai contratti di affitto a canone concordato agli affitti brevi. In sostanza, chi possiede un appartamento, piuttosto che affittarlo a categorie fragili godendo di vantaggi fiscali, preferisce cederlo ad agenzie che lo affittano a turisti, contando su un ricavo molto maggiore.
Nella sfida tra guadagni e diritti, si sa, vincono sempre i primi, ma chi ha studiato economia, sa che nel momento in cui un mercato mostra quelli che in gergo tecnico si chiamano “fallimenti”, lo Stato può e deve intervenire. Riducendo le iniquità, gli abusi di potere, il concentramento delle risorse e dei profitti. In questo caso lo Stato dovrebbe intervenire anche per tutelare quei cittadini colpiti dagli effetti collaterali.
Per questo la proposta di legge presentata a Venezia, così come i tavoli di lavoro a cui come Comune di Bologna partecipiamo in ambito europeo, vanno in una direzione sacrosanta e ormai convincente sotto il profilo giuridico, sociale ed economico.
E cioè:
1) Fissare un tetto limite di 90 o 120 notti all’anno, oltre le quali l’affitto breve deve essere assimilato alla normativa che attiene le strutture turistiche
2) Permettere ai comuni ad alta tensione abitativa di limitare il numero di licenze di affitti brevi nei propri centri storici.
3) Evitare l’aggregazione di più licenze nelle mani di singoli host. Seguendo il principio un immobile = un host, altrimenti fai un albergo e ti adegui alle regole.
La proposta di legge nasce da un collettivo di ricercatori ed è frutto di un lungo lavoro condiviso da giuristi, architetti, urbanisti e abitanti sostenuto da associazioni, collettivi e anche amministratori e amministratrici locali.
Il prossimo mese Bologna lancerà il piano casa e l’osservatorio sul sistema abitativo, cercando di limitare i danni di un vulnus normativo che ricade sui territori locali. Il fermento come vedete è tanto e l’impegno trasversale. Ma come direbbe Lucia Annunziata, le leggi le fa il governo. E noi non possiamo più aspettare.