Lunedì 22 gennaio 2018 il consigliere comunale Claudio Mazzanti è intervenuto ad inizio seduta in Consiglio comunale sul tema delle inadempienze e ritardi delle RFI.

Di seguito è disponibile il testo dell’intervento.

L’intervento mio di inizio seduta è riferito a due questioni principalmente, anche perché la terza questione che avevo sollevato nel mio intervento, è stata trattata dalle Consigliere che mi hanno preceduto nei loro interventi di inizio seduta. Quindi di quello non parlerò, anche se era mia intenzione farlo. Pertanto mi fermerò nei miei cinque minuti su due punti.

Il primo punto: l’eliminazione degli elettrodotti che partono da via Cristoforo Colombo e arrivano al quartiere San Donato. L’Amministrazione comunale ha speso in oneri di urbanizzazione oltre 3 milioni di euro per interrare quell’elettrodotto (era di una potenza di 132 mila). Quell’elettrodotto attraversava comparti di edilizia agevolata e convenzionata, comparti totalmente privati, parchi. Avere interrato ed eliminato quella doppia combine di elettrodotti è stato un fatto importante per eliminare i campi elettromagnetici che quella struttura portava. Una volta collaudato l’impianto, entrato in funzione, quella linea di elettrodotti è completamente disattivata ormai da anni.

Negli accordi sottoscritti con le Ferrovie era previsto specificatamente che le Ferrovie dovevano togliere tutto e i privati, dove erano ubicati i plinti di sostegno dei pali, dei cavi dell’alta tensione, eliminare quei plinti per permettere il completamento di una strada, o di un parco. Perché di fatto tutto è rimasto bloccato in funzione di quest’opera. Le Ferrovie, dal 2012, ricevono tutti gli anni diffide e quant’altro e a tutt’oggi continuano a non completare ciò che dovrebbero fare.

Ho depositato un’interrogazione una settimana fa e spero arrivi una risposta anche su che cosa si intende fare, oltre che diffide e richiami istituzionali. Atti che portino le Ferrovie a capire che la mancata realizzazione di quell’opera significa provocare dei danni non solo ai costruttori che continuano a tenere bloccate le fideiussioni che hanno versato a garanzia dei lavori, che però non possono fare. Sono privati e se la vedranno loro da questo punto di vista. Ma il danno che viene arrecato dall’altro lato alla cittadinanza credo che vada richiamato e vada in un qualche modo sanzionato. Sarà depositata un’interrogazione sul Dopolavoro Ferroviario di Bologna. Anche qua, siamo alle solite: abbiamo una convenzione firmata nel 2006; abbiamo gli atti necessari a far sì che quella convenzione venga attuata, in modo che il Comune possa prendere possesso di quello che gli spetta. Quindi riguardo i sei ettari del Dopolavoro Ferroviario, visto che le Ferrovie sostanzialmente non ci fanno più nulla, anzi tutti i canoni vengono pagati dal DLF di Bologna vanno a Roma in conto affitto, se queste opere fossero state realizzate e il Dopolavoro passato in capo al Comune di Bologna, noi avremmo già incassato circa 1,2 milioni di euro di canoni e spese li.

Per fare quelle manutenzioni importanti, che io chiamo monumento perché il Dopolavoro Ferroviario è vincolato dalla Sovrintendenza ai beni monumentali, quelle giuste manutenzioni che permettano una fruizione e un controllo adeguato.

Le Ferrovie continuano a fare orecchio da mercante: ultimamente hanno proposto un passaggio in comodato d’uso al Comune di Bologna per un triennio. Voi provate ad immaginare questo comodato d’uso gratuito al Comune di Bologna per un triennio. Noi dovremmo fare degli investimenti di struttura su un bene che non è nostro. Ma – udite, udite – non ti fanno un comodato d’uso a totale tua discrezione. No. Ci fanno un comodato d’uso dove la gestione rimane in capo all’Associazione Nazionale dei DLF con tutto quello che ne consegue. L’accordo è stato respinto.

Spero che ci sia a breve la risposta alla mia interpellanza e si possa fare un’audizione conoscitiva, così come fu fatta due anni fa, per fare il punto su questo. Perché purtroppo devo dire che di problemi aperti sul territorio di Bologna con le Ferrovie ne abbiamo una lunga fila, che si trascinano da venti anni, venticinque anni, diciotto anni, quindici anni, venticinque anni. Credo che le Ferrovie debbano capire, una volta per tutte, che queste partite vanno chiuse. Non posso non rispettare gli impegni che vanno a salvaguardare beni pubblici e servizi che dobbiamo erogare ai cittadini. Si ricordino che se il POC delle aree ferroviarie, i 90 ettari del Piano stazione, fra pochi anni scadono – quindi nel 2020 – perdono tutto quello che hanno ottenuto con le varianti e con il nuovo PSC. Ci facciano i conti, per favore.