Lunedì 5 febbraio 2018 la consigliera comunale Roberta Li Calzi è intervenuta ad inizio seduta in Consiglio comunale in merito ai diritti e il ruolo importante della città di Bologna nella loro promozione.
Di seguito è disponibile il testo dell’intervento, tramite link il relativo comunicato stampa.
Nonostante la legge 219/2017 “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” sia stata approvata al Senato il 14 dicembre 2017 e sia entrata in vigore il 31 gennaio 2018, il Comune di Bologna ha dal 2012 un proprio registro per le dichiarazioni anticipate di trattamento, voluto e istituito grazie all’iniziativa tenace dell’allora capogruppo Pd Sergio Lo Giudice.
Il percorso amministrativo per adottare questo strumento non fu facile.
A partire da una delibera comunale sul testamento biologico (OdG approvato il 23 dicembre 2009 da Pd e M5S), il Comune è arrivato a definire un regolamento e quindi a istituire il registro di cui il Comune è garante.
L’opposizione in città da parte del centrodestra e la fine anticipata della consiliatura ostacolarono l’applicazione della delibera sul testamento biologico. Ci fu perfino una lettera degli allora Ministeri delle Politiche sociali e degli Interni che avvertiva il Comune di Bologna di un possibile deferimento alla Corte dei conti per danno erariale del comportamento di raccolta delle DAT da parte del personale comunale, vista l’assenza di una normativa nazionale.
Empasse superato tramite l’accordo con il collegio dei Notai, grazie al quale a raccogliere la DAT sarebbe stato un certo numero di notai.
Il testamento biologico è stato infine oggetto di una delibera di Giunta il 30 novembre 2011.
Il 13 settembre 2017 si è svolta in Commissione Parità e pari opportunità un’UC sul registro delle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) e sulle iniziative per promuoverne la conoscenza.
Il Comitato di bioetica, ci ha ricordato in quell’occasione il prof. Canestrari, ha stabilito in modo chiaro che il rifiuto informato di cure è un diritto, un diritto di vivere e non di morire, perché è il diritto all’intangibilità della propria integrità corporea.
Il rispetto dell’autonomia del malato è tra i principi fondamentali della legge, che quindi chiama in causa il consenso informato.
Se è vero che Bologna ha saputo anticipare il legislatore, guidando e governando le trasformazioni sociali con gli strumenti amministrativi di cui è possibile dotarsi per l’Amministrazione locale (è avvenuto prima con il registro delle unioni civili e poi con quello delle DAT), è anche vero che non dobbiamo riposare sugli allori. Perché oggi si può fare molto per divulgare quanto è stato messo in campo, a partire da campagne d’informazione mediante canali diversi.
Dopo l’approvazione della legge sul testamento biologico e le disposizioni anticipate di trattamento, per la quale un doveroso grazie va alla relatrice alla Camera dei Deputati, On. Donata Lenzi, nella nostra città sono chiare le modalità per registrare le proprie DAT e in un’ora si può portare a termine la pratica, con l’individuazione di una persona di fiducia incaricata di farle rispettare.
Riprendo la proposta formulata in Commissione dalla Consigliera Simona Lembi, di far diventare Bologna capofila di una rete delle città che hanno istituito il registro DAT. Il cammino è quindi ancora in corso e noi siamo qui per seguirlo da vicino, nell’interesse delle cittadine e dei cittadini della nostra città.