Lunedì 15 maggio 2023 la consigliera comunale PD Antonella Di Pietro ha presentato un inizio seduta in Consiglio comunale dal titolo “Vite in gioco”.
Qui è disponibile il video della presentazione in aula.
Qui di seguito il testo dell’intervento in aula.
Nei giorni scorsi è stato inaugurato ” Vite in gioco” un importante sportello nella Casa di comunità del quartiere Navile. Un servizio di ascolto e consulenza gratuito rivolto a persone con disagio da gioco d’azzardo, ai loro familiari e ai caregivers. Un percorso che è a tutti gli effetti un esempio di integrazione socio sanitaria, promosso dal settore Salute e Benessere del Comune di Bologna, realizzato dalla cooperativa sociale Solco Dai Crocicchi, in collaborazione con il dipartimento di Saute mentale dipendenze patologiche dell’azienda USL. Lo sportello è nato per orientare ai servizi presenti e per rispondere alle necessità di intercettare un mondo ancora sommerso, fatto di persone con disagi da gioco d’azzardo. È nato inoltre per prevenire e contrastare il consolidamento della patologia nelle persone e anche quest’ultimo aspetto è importantissimo perché sì, i casi sono in aumento, ma la ludopatia si può curare e per farlo è fondamentale intervenire tempestivamente.
Intervenire quindi per aiutare le persone ad acquisire consapevolezza del problema e conoscenza dei servizi in essere, anche nell’ottica di potenziare opportunità e progetti di prevenzione e sensibilizzazione, come hanno anche ribadito l’assessore Rizzo Nervo, il direttore Bordon e la dottoressa Persichella, responsabile dell’ambulatorio Ausl dedicato al gioco d’azzardo. Un servizio, quest’ultimo che a fronte di una media annuale di 150 utenti all’anno, nel corso del 2022 ha preso in carico 224 pazienti.
I dati emersi sulla stampa locale sottolineano la connessione tra più dipendenze perché, come ci dicono gli esperti, il gioco d’azzardo può essere correlato a varie dipendenze, ad abuso alcolico a disturbi emotivi di tipo ansioso o depressivo, e il riconoscimento precoce di tali situazioni è il primo passo fondamentale per un eventuale percorso di cura. Gli stessi esperti sottolineano l’importanza di far superare condizioni di pudore e vergogna che spesso allontanano e chiudono in solitudine e ai margini le persone, a partire dalle donne in cui, come è stato ben evidenziato, lo stigma sociale pesa di più, ma i dati ci dicono anche che il problema coinvolge diverse età e categorie. Personalmente ritengo che questo servizio possa davvero essere molto utile e penso che ci siano degli elementi che meritino di essere, in quest’ottica, evidenziati:
-l’importanza di uno sportello ben visibile nel territorio che può essere raggiunto molto facilmente ;
-la necessità sempre più evidente di porre l’accento sulla prevenzione e la sensibilizzazione e il racconto delle esperienze anche nei confronti di familiari e caregiver perché come testimoniano settori e episodi molte persone ne sono uscite grazie all’accesso ai servizi di familiari;
– l’importanza di un servizio sperimentale in una casa di comunità che ha visto oltre all’Assessore, la presenza della presidente del Quartiere è un aspetto di sostanza e non solo di forma perché il lavoro di prossimità e della presa in carico comunitaria è la funzione fondamentale che va costruita intrecciando i bisogni alle opportunità di un territorio e la dipendenza va ostacolata anche attraverso un’ offerta articolata e inclusiva nei confronti dei pazienti. In quest’ottica il servizio pubblico è fondamentale ma da solo non basta, ci vuole un lavoro ben orchestrato che unisca in uno sforzo comune i diversi attori e anche questo sportello rappresenta un passo ulteriore;
-il ruolo del terzo settore e del privato sociale insieme al pubblico come elemento fondamentale per l’integrazione socio- sanitaria;
-la sperimentazione intesa come un’apripista, nell’ottica di estendere e sistematizzare in ogni casa di comunità o contesto di prossimità un lavoro integrato di prevenzione, sensibilizzazione orientamento e contrasto, dove sia possibile anche orientare le persone, attraverso modelli condivisi, a nuove opportunità pratiche e disocializzazione.
-la consapevolezza che un lavoro multidisciplinare integrato tra servizio pubblico, gruppi AMA di automutuo aiuto e territorio, in termini di offerta e volontariato, sono la leva per creare nuove opportunità e condizioni di speranza e ripartenza per le persone e famiglie che si trovano nella disperazione e che affrontano e cercano di superare disagi e dipendenze;
-l’importanza di monitorare e valutare l’impatto di un servizio di questo tipo per coglierne e proporne la trasferibilità nei territori e ragionare su strategie di implementazione diffusa;
– l’importanza infine di investire nella salute e nella salute mentale come bene comune. Questo aspetto deve essere a tutti i livelli (dal locale al nazionale) un impegno congiunto e trasversale; e le regioni e i territori vanno aiutati per realizzare tale obbiettivo e questo purtroppo non avviene perché mentre vi parlo di un nuovo esempio locale che nasce per cercare risposte adeguate ai bisogni, sappiamo benissimo che a livello nazionale, ci troviamo di fronte a un Governo che sulla Sanità , pensa a tagliare risorse e a correre per privatizzare. Noi ovviamente continueremo insieme a tante realtà a batterci e a fare la nostra parte per ostacolare questa deriva.