Lunedì 13 giugno 2022 la consigliera comunale PD Mery De Martino è intervenuta ad apertura di seduta in Consiglio sulla recente scomparsa di Antonio La Forgia.
Il video integrale della seduta del Consiglio comunale è disponibile a questo link: https://youtu.be/qQ39Bfvrupw
Si indica inoltre il minuto a cui è possibile riascoltare l’intervento della consigliera: 47 min. 37 sec.
Di seguito il testo dell’intervento in aula:
Grazie Presidente.
Cerco di entrare, con questo intervento, in punta di piedi in una storia umanamente e politicamente difficile e sofferta.
Tanti ricordi, tante bellissime parole sono state spese, anche in quest’aula di Consiglio, da chi ha avuto la fortuna di incrociare nel suo cammino politico la figura di Antonio La Forgia con il quale si poteva anche non essere d’accordo, ma che aveva indubbiamente uno sguardo e un agire politico fuori dal comune. Non starò, quindi, a ripetere anche perché quella fortuna, purtroppo, la sottoscritta non l’ha avuta.
Voglio, però, in questa aula soffermarmi sul suo ultimo gesto, politico e civile allo stesso tempo. Perché la scelta di avvalersi della possibilità di sospendere le cure e ricorrere alla sedazione profonda è una scelta, certamente, personale ma che non può non fare interrogare profondamente la politica sul tipo di paese che siamo. Ed ha ragione Mariachiara Risoldi, moglie di Antonio, quando dice che siamo un paese ipocrita.
Un paese in cui per sfuggire a un dolore tremendo, per conservare la dignità della propria persona e della propria vita, il corpo si trova costretto ad essere ancora qui, mentre la mente è già arrivata in un luogo altro, usando le parole di Maricachiara, in un luogo leggero.
Mi ha toccata profondamente la storia di Antonio non solo per il lungo percorso politico e istituzionale che aveva alle spalle, ma perché gli ultimi giorni della sua vita appartengono ad una storia comune, più comune di quanto si possa pensare.
Quando ho letto sul giornale lo stato al quale era arrivato il suo tumore, la sofferenza fisica che gli stava portando, la mia mente è subito corsa ai giorni in cui una persona a me cara si è trovata in una simile condizione. Provate a immaginare un uomo adulto, di buona corporatura che per il dolore inizia scompostamente ad urlare “sento il fuoco dentro”. Credo che una tale sofferenza sia impossibile per chiunque di noi da immaginare. Non so cosa avrebbe fatto quella persona, come non so cosa avrebbe fatto Antonio in un paese meno ipocrita del nostro, ma so con certezza che a tutte queste persone noi non possiamo continuare a non offrire un’alternativa valida e dignitosa per affrontare una delle sfide più difficili che la vita ci mette di fronte.
Ecco perché mi sono permessa di soffermare, ancora una volta, la nostra attenzione su questo ultimo gesto e di ricordare a tutte e tutti noi, rappresentanti dei cittadini, che il nostro impegno politico non può che essere sempre diretto ad assicurare libertà civile e dignità ad ogni singola vita, fino alla fine. Di ricordare e di ricordarci che su questo siamo in ritardo e che è finito il tempo della annosa contrapposizione benaltrista tra diritti sociali e diritti civili e che finché anche questi ultimi non saranno pienamente garantiti non potrà esserci rappresentante politico che a qualsiasi livello si senta assolto e che non si interroghi sul come la sua azione possa, anche solo in parte, facilitarne il raggiungimento.
L’etica della politica che Antonio ci ha trasmesso traccia un lungo e sfidante percorso, a noi il compito di seguirlo e di impedire che, ancora una volta, questa si avvolga in sé stessa restandone inutilmente intrappolata.
Concludo citando un bellissimo ricordo scritto da Albertina Soliani e Sandra Zampa, entrambe molto vicine ad Antonio. Un ricordo dell’uomo e di quell’agire politico cui, credo, dovremmo sempre tendere:
Nelle rare riunioni politiche con il gruppo “ulivista duro e puro” in quegli anni, sapevo di avere la straordinaria opportunità di imparare cos’è la politica che ha l’ambizione di cambiare la realtà, le regole del gioco, di guardare lontano anticipando spesso nella comprensione le conseguenze delle scelte. Abbiamo sempre avuto tra tutti noi, in quel gruppo, un rapporto tra pari, nutrito da rispetto e libertà. Unire i diversi era la nostra comune certezza. Con piena fiducia nel cammino nuovo che i viandanti, provenienti da storie differenti, potevano percorrere insieme.