Lunedì 8 luglio 2024 la consigliera comunale Antonella Di Pietro ha presentato un intervento di inizio seduta in Consiglio comunale dal titolo “Suicidi in carcere, non c’è più tempo”.

E’ possibile accedere qui al video dell’intervento in aula.

Di seguito il testo dell’intervento in aula.

“Non c’è più tempo. Fermiamo i suicidi in carcere, diamo voce a tutti coloro che non possono parlare”. Con queste premesse l’Unione delle camere penali d’Italia ha promosso in diverse città una maratona oratoria che si è svolta anche questa mattina a piazza Galvani, per sensibilizzare istituzioni e l’opinione pubblica sulla tragica condizione delle carceri italiane, la peggiore degli ultimi 30 anni, che vede da inizio anno, 53 morti nel paese con abusi, disagi e proteste in aumento. La questione, che ha ormai caratteristiche di una strage silenziosa, va presa di petto e non è più rinviabile. Lo testimoniano anche i sindacati e gli addetti ai lavori che il sistema penitenziario è al collasso e che il Decreto Nordio è del tutto inadeguato e insufficiente. Il numero dei detenuti, a causa dei diversi Decreti, tra cui il decreto Caivano, nelle carceri italiane continua a crescere, ma il personale resta sempre lo stesso e le nuove assunzioni non serviranno a coprire le fuoruscite da pensionamento. Il personale inoltre sarà meno formato a causa della riduzione a 60 giorni del corso per agenti. La risposta del Governo si limita a proporre nuovi posti in carcere e annuncia l’apertura, entro il 2026, di 8 nuovi padiglioni con 2200 posti, ma il sovraffollamento conta 14000 persone in più di quelle previste. Inoltre si tratterebbe di padiglioni privi di risorse stanziate per servizi e personale che servono solo a rafforzare un modello carcercocentrico ben lontano dalla finalità rieducativa della pena. Nel Decreto non c’è traccia del tema della depenalizzazione e nell’ultimo anno sono stati introdotti 22 reati in più. Passaggio, quest’ultimo che porterà a rendere sempre più il carcere la risposta a ogni forma di disagio psico sociale. Punti chiave che chiariscono i rischi che stiamo correndo e che confermano l’importanza di attivarsi per pretendere dal Governo una vera riforma del sistema penitenziario perché il sistema attuale è dannoso per tutta la collettività. Sarà anche un tema impopolare, ma deve essere chiaro che laddove non c’è un percorso di prevenzione, contrasto analisi e investimento su personale, strutture e pene alternative il rischio di recidiva è altissimo e inevitabilmente si ripercuote nelle nostre città rendendole sempre più fragili e insicure. E senza un ripensamento serio della custodia cautelare che in questo momento chiude dietro le sbarre persone in attesa di giudizio, il risultato è solo un peggioramento della situazione e del sovraffollamento. Sì, il Ministro lo scorso giugno ha firmato un protocollo nazionale con il csv net (centro servizi nazionale per il volontariato) per diversificare le misure legate alle pene alternative tra gli enti del terzo settore, ma senza un piano di investimenti adeguato resta un’azione insufficiente.

A Bologna sia come consiglio comunale che come amministrazione in generale si stanno compiendo passi importanti, lo testimoniano le azioni in campo, dal tavolo di coordinamento cittadino carcere promosso dal quartiere Navile alle diverse progettualità in atto. Lo stesso nuovo modello di governance territoriale legato al progetto regionale “territori per il reinserimento” può rappresentare a livello locale la leva per dare risposte più adeguate e per sostenere il reinserimento sociale e professionale.
Ma è ancora poco se guardiamo all’impatto che stanno producendo le misure nel sistema penale e a quanto sta accadendo alla Casa circondariale Rocco d’Amato che per la prima volta ospita un numero consistente di giovani con età inferiore ai 22 anni e con problemi di tossicodipendenza. Situazione che aggiunge nuovi problemi a un sistema che è già in difficoltà. Ed è ancora poco se pensiamo al numero di strutture per pene alternative presenti. Le carenze sono ancora troppo gravi e il governo deve attivarsi per cambiare una situazione che su scala nazionale rende drammatica la vita a un’intera comunità carcere. Come fare è chiaro, deve solo agire.