Lunedì 4 luglio 2022 la consigliera comunale PD Mery De Martino è intervenuto ad apertura di seduta in Consiglio comunale dal titolo Le famiglie fuori dalle ideologie.

Il video integrale della seduta del Consiglio comunale è disponibile a questo link: https://youtu.be/jKrH0wYp8S0

Si indica inoltre il minuto a cui è possibile riascoltare l’intervento della consigliera: 58min.16sec

Di seguito il testo dell’intervento:

“Io stamattina ho dato da mangiare alla mia tartaruga d’acqua, ma non mi pare che l’affetto per questo essere vivente possa essere definito famiglia”.

Questa è una frase pronunciata venerdì in commissione mentre discutevamo l’ordine del giorno per aderire al network dei Comuni amici della famiglia. Una frase volutamente provocatoria la cui intenzione, credo, fosse quella di ridicolizzare e screditare una premessa contenuta nell’ordine del giorno proposto dalla maggioranza di Consiglio. Una premessa che semplicemente prende atto dell’evoluzione sociale e culturale che hanno avuto le famiglie negli ultimi 20-30 anni (in realtà una evoluzione che è da sempre in corso e che ha permesso anche il riconoscimento della cd famiglia tradizionale in tempi più recenti di quello che pensiamo). Una premessa che quindi riconosce come meritevole di supporto da parte del comune di Bologna ogni legame affettivo che preveda costanti azioni di cura, sostegno e rispetto reciproche.

Mi spiace, quindi, che l’effetto, probabilmente voluto quando questa frase è stata pronunciata, non si sia realizzato.

A sentirsi offese saranno state, piuttosto, le numerosissime coppie di fatto, coloro che vivono insieme, che hanno un legame affettivo duraturo, ma che non hanno stretto alcun contratto civile o religioso.

Si saranno sentite offese, credo, le sempre più numerose coppie LAT, living apart together, quelle coppie che pur vivendo un legame fatto di affetto e sostegno materiale e morale reciproco, scelgono per condivisa volontà di vivere in case separate.

E immagino si saranno sentite offese anche tutte quelle persone, spesso anziane, che vivono sole in compagnia del proprio animale domestico e che, sì, lo considerano parte integrante della propria famiglia, o di quello che ne è rimasto.

Oppure si saranno sentiti offesi coloro che vedono nel proprio caregiver, a prescindere da legami di sangue o di vincoli di legge, un membro fondamentale della propria famiglia. E mi fermo qui, anche se potrei fare numerosissimi altri esempi basati su differenze di genere, provenienza, consanguineità con i figli, monogenitorialità ecc..

Il network dei Comuni amici della famiglia cui sono felice di aderire come comune di Bologna sostiene appunto le famiglie.

Nelle premesse all’ordine del giorno, che tanto, ahimè, hanno destato scalpore, noi non abbiamo fatto altro che fotografare la realtà complessa in cui viviamo e scrivere nero su bianco che nessuno per la condizione materiale in cui ha scelto o si è trovato costretto a vivere dovrà sentirsi escluso.

Ma non voglio entrare ora nel merito, avremo tempo per discuterne. Oggi mi preme sottolineare, e un po’ mi rattrista anche doverlo fare, che fuori dalle ideologie c’è un mondo complesso e, fortunatamente, variopinto. E se ciascuno, nella sua sfera privata, ha il diritto di perseguire, praticare e sostenere la propria idea di famiglia, nell’ambito pubblico questo non può essere concesso. E fin dove un Comune può spingersi per rappresentare al meglio le tante forme che l’amore assume nella società di oggi è giusto e doveroso che lo faccia. E su questo nessuno, nessuno può arrogarsi il diritto di intervenire a gamba tesa. Nessuno può permettersi con superficialità di banalizzare o ridicolizzare.

Allargare la platea cui ci si rivolge, non significa svilire la posizione di chi in quella platea si trovava già da prima. Perché non è mettendosi un paraocchi, portando all’estremo il concetto che sto provando a esprimere tanto da renderlo per alcuni ridicolo paragonandolo a squadre sportive, o all’affetto per i propri animali ecc. ecc, non è facendo tutto questo che proteggeremo questa o quella idea di famiglia, come qualcuno evidentemente vorrebbe fare, e non è facendo tutto questo che impediremo alla società di modificare le forme in cui stabilisce le proprie relazioni affettive e amorose. E per fortuna. Per fortuna perché un mondo strettamente attaccato alle definizioni e incapace di modificarsi nel tempo sarebbe un mondo grigio, plastico, falsamente felice. Sarebbe un mondo sterile.

Concludo dicendo che alcuni hanno sollevato dubbi sulla compatibilità tra la premessa all’odg da noi proposto per l’adesione al network e il nostro Statuto. Che dire. Io sinceramente questa incompatibilità non la vedo e mi pare non la vedessero neanche gli ospiti in commissione. Ma se dovesse per assurdo verificarsi, così come ho proposto con il consenso e l’approvazione di tutta la maggioranza, l’inserimento di questa premessa non avrò problemi a proporre eventuali modifiche anche alla nostra carta comunale. Non perché ne veda, ad oggi, la necessità ma per ricordarci che i nostri atti istitutivi servono al dispiegamento di diritti e doveri e non a una loro limitazione ferma nel tempo e nella storia. Ovviamente, dispiegamento sempre basato sul rispetto della libertà e dignità altrui. E credo di poter dire che su questo principio saremo sempre tutte e tutti noi dei cani da guardia, definizione usata con spregio dall’opposizione durante la commissione. Ma sì, lo saremo. Saremo dei cani da guardia per difendere sempre la dignità e la libertà di tutta la nostra comunità, fuori da ogni retorica o ideologia.

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