Lunedì 7 febbraio 2022 il Consigliere comunale PD Franco Cima è intervenuto ad apertura di seduta in Consiglio comunale sul tema del progetto di creazione della prima piazza scolastica di Bologna, in Via Procaccini.
Di seguito il testo dell’intervento in aula.
Il progetto: La piazza della discordia. Residenti contro il comune
In via Procaccini nascerà la prima piazza scolastica di Bologna: la Fondazione per l’Innovazione Urbana in collaborazione con il Comune di Bologna ha infatti presentato una proposta di allestimento temporaneo che durerà un anno, in quest’area del quartiere Navile.
Dopo gli esempi di Piazza Rossini e di via Milano a Savena si tratta di un nuovo importante progetto di cambiamento sperimentale dello spazio urbano e di diffusione della pedonalità, oltre il centro storico, questa volta a Navile, promosso dal Comune dalla Fondazione Innovazione Urbana e Quartiere Navile. Il progetto ha suscitato perplessità in alcuni cittadini, per il suo posizionamento e sui possibili problemi che questo potrebbe creare che qui vorremmo rassicurare. Ci sono buone ragioni per questo intervento.
La specifica area d’intervento è lo slargo stradale di circa 300 mq di via Procaccini (all’angolo tra via Di Vincenzo/Andrea da Faenza), in prossimità delle scuole medie Testoni Fioravanti che si trovano su via Di Vincenzo.
L’allestimento ha l’obiettivo di offrire un nuovo spazio pedonale, garantendo a studenti e studentesse maggiore autonomia e sicurezza nei percorsi tra casa e scuola e nuovi spazi dedicati al gioco e all’incontro. Tutto questo in coerenza con gli obiettivi del Piano Urbanistico Generale e del Piano per la Pedonalità Emergenziale.
Attraverso l’utilizzo di verniciature bianche a terra e segnaletica verticale e di inserire all’interno dell’area pedonalizzata rastrelliere, panche a semicerchio, un gioco disegnato a terra, scritte a terra, panchine tubolari, sfere e semisfere in cemento, vasche in legno contenenti piante officinali e ornamentali. Segnalo ed auspico nel contesto descritto un intervento anche sulla via Franco Bolognese per la messa in sicurezza dell’attraversamento che ad oggi è forse il punto debole del progetto.
Concedetemi un allargamento della visuale in cui si situa questo intervento, perché non si tratta solo di pedonalizzare uno slargo,ma di un intervento che si colloca in un contesto più ampio.
Ci si chiede spesso in quest’aula cosa significhi Sicurezza democratica: ecco, Restituire le strade alle persone è una visione di #democrazia dello spazio pubblico, dove sia piacevole e sicuro muoversi anche a piedi e in bici, dove poter stare e non solo passare. E dove i cittadini occupano spazi e hanno l’occasione di vivere i luoghi.
I processi di riqualificazione urbana si devono porre come primo obiettivo la ricerca dell’autonomia funzionale dei luoghi, attraverso l’inserimento di servizi e attrezzature intorno ai quali devono gravitare gli insediamenti urbani. Dove non ci sono bisogna creare nuove centralità, nuove piazze e nuove funzioni.
Il sistema delle nuove centralità è una risposta efficace ai diversi problemi di congestione della città, ma l’innalzamento della qualità urbana non dipende solo da carenze di tipo funzionale. Ci deve essere un progetto ed un idea di Città e di sviluppo urbano.
E su questo fatemi dire che l’idea di città e di politiche integrate che sono dietro a questo intervento non è una mera pedonalizzazione ma che invece si posiziona nel lungo corso che ha guidato negli ultimi dieci anni in particolare un’idea di questa parte della città.
Nello specifico proprio in quel quartiere ci siamo fatti carico, spesso da soli, di un idea di quartiere che è stata fortemente osteggiata, a volte irrisa. Un idea che partiva da una situazione oggettivamente complessa. Con ampie aree da
riqualificare perché la storia della Bolognina ha sempre identificato quella parte di città come zona di espansione industriale ma che dopo la chiusura negli 70 ed 80 della grandi fabbriche, ha lasciato enormi spazi vuoti in cui appunto ripensare le funzionalità. Una zona che ha dovuto ripensarsi e reinventarsi, letteralmente.
Ed a quel punto c’è stata una vera scelta di campo e politica. Non abbiamo puntato tutta la nostra azione politica sull’esaltazione del degrado, ma abbiamo scelto di lavorare sulla rinascita della Bolognina. Puntando sull’orgoglio dei suoi abitanti e provando ad immaginare una Bolognina diversa, che non rinnega le sue radici popolari e multietniche ma anzi le salta. Una Bolognina come una naturale prosecuzione del Centro e che è una nuova grande zona di sviluppo di Bologna.
Forse molti di voi non lo sanno, perché magari ancora legati ad un immagine “sensazionalistica”, ma oggi la Bolognina è già fortemente riqualificata che a breve solo per fare qualche esempio avrà la più grande piazza al coperto di Bologna, che ospiterà un calcolatore che fornirà capacità di calcolo per tutto il sud europea, che oggi in Bolognina c’è un diffuso tessuto di piccole imprese che hanno scelto la Bolognina per la sua posizione e dinamicità e che permettermi la divagazione, ospita alcuni tra i migliori ristoranti di cucina etnica e tradizionale della città Ci vorrà ancora del tempo ma è una parte di città che sarà una delle direttrici di sviluppo della città e della regione. Perché le grandi aree impermeabilizzate sono state in grande parte riqualificate (con grande fatica) con progetti buoni e di grande respiro.
Perché quando si critica il people mover non si pensa che attorno a questo abbiamo cambiato il sistema di ingresso dell’aeroporto e della più grande stazione del Nord Italia e se si ragiona in quest’ottica ora i sistemi regionali e nazionali scendono in Bolognina Insomma. Quando si pensa alla pedonalizzazione di un luogo ad alta densità urbana come quello di cui parliamo oggi, si deve utilizzare una lente che permetta di guardare dall’alto tutta la Bolognina est. Un tassello di un operazione molto più complessa ma che ha sicuramente tra gli altri un grande obiettivo, cioè ridare gli spazi alle persone e farli occupare in maniera sicura dai suoi cittadini.