Lunedì 4 aprile 2018 il consigliere comunale Claudio Mazzanti ha presentato il seguente intervento di inizio seduta in Consiglio comunale.

Il primo punto che desidero trattare riguarda i permessi premio ai fratelli Savi. Credo che ci troviamo in una contraddizione:

da un lato, come dice la nostra Costituzione, la pena deve tendere al recupero e quindi ha una finalità e un obiettivo che è ampiamente condiviso;

dall’altra, però, viviamo una contraddizione evidente quando siamo in presenza di reati pesanti, crimini efferati, queste persone hanno ucciso ventiquattro persone, ne hanno ferite gravemente oltre cento.

Chiaro ed evidente che occorre fare un ragionamento, aprire una riflessione come anche il Ministro della Giustizia ha evidenziato a livello nazionale. Credo vada da un lato rimarcato che, a fronte di questi reati gravissimi, non si può pensare di avere lo stesso metro che si ha nei confronti di ladri o persone che hanno commesso reati, anche gravi, ma che non hanno sicuramente danneggiato fisicamente persone. Credo che una riflessione su questo vada aperta, perché indubbiamente le parole della madre di Mitilini o della Presidente dell’Associazione delle vittime della Uno Bianca, siano significative e ampiamente condivise da tutti noi.

Pertanto il tema che porgo in questo Consiglio oggi è una riflessione: aprire su un confronto con tutte le associazioni che operano per il recupero dei carcerati, con le associazioni delle vittime, per far sì che, pur mantenendo importantissimo lo spirito della nostra Costituzione, si vadano a rivedere i pemessi per certi tipi di reati (mafia, terrorismo e atti come questo della Uno Bianca).

Un ripensamento per verificare e cercare di correggere, perché in effetti questi permessi hanno colpito molto l’opinione pubblica e hanno colpito il sentimento di tutti noi che quelle vicende le hanno vissute, sanno il significato che hanno avuto e soprattutto il disprezzo verso le istituzioni, il disprezzo verso il cittadino, verso l’inerme. Il tutto anche con uno sfondo: suppongo vi ricorderete uno dei fratelli, quando fu arrestato, in casa sua che po’ po’ di armamentario bellico e ideologico c’era in quella casa, con un inno, lui e il padre e l’altro fratello, ad un’ideologia folle, che tante volte abbiamo condannato.

Quindi credo che da questo punto di vista un ripensamento lo dobbiamo e riprendo in questo le parole del Ministero della giustizia.

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