Lunedì 20 novembre 2017 la consigliera comunale Federica Mazzoni è intevenuta ad inizio seduta in Consiglio comunale sul recente caso di paragone aberrante pubblicato sui social.

Di seguito è disponibile il testo dell’intervento, tramite link è inoltre consultabile il relativo comunicato stampa.

Qualche giorno fa è morto Salvatore Riina, efferato assassino, capo mafia, responsabile di orribili omicidi, a lui sono riconducibili le morti di Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino – e mi scuso per non riuscire qui a fare l’elenco completo di tutte le vittime, purtroppo numerosissime – mi limito a constatare che in carcere scontava 26 ergastoli e che la mafia, o per meglio dire oggi le mafie, sono ancora una pericolosa realtà che ha raggiunto anche le nostre terre; sono sistemi criminali volti al perseguimento ed esercizio del potere anche attraverso il mantenimento del terrore e della sottomissione, minando le basi democratiche dello Stato.

In seguito a questo evento, Don Francesco Pieri ha espresso su Facebook la sua opinione: “Ha più morti innocenti sulla coscienza Totò Riina o Emma Bonino?”, e nello scrivere queste parole, segnalate da Il Resto del Carlino, non voglio nascondere lo sdegno che non diminuisce, anzi aumenta!, nello scoprire che questo sacerdote è anche un docente della Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna, una persona che dovrebbe trasmettere insegnamenti, essere guida e punto di riferimento per allievi e giovani. La preoccupazione che sia davvero in grado di sostenere tale ruolo rasenta la convinzione.

Non mi capacito di come Pieri abbia potuto maturare un simile paragone e neppure vergognarsene subito dopo, dal momento che in commenti successivi ha replicato che tra i due “moralmente non c’è differenza”. Probabilmente la spiegazione è la più semplice: pensa davvero quel che ha scritto, solo che non usando i social network con consapevolezza non pensava di dirlo pubblicamente, coram populo. E quindi a queste affermazioni si deve rivolgere piena condanna, non si può fare finta di niente.

Tra l’altro questo episodio si distanzia di soli pochi giorni da un altro increscioso avvenimento, quello che ha riguardato un altro parroco della Diocesi di Bologna, Don Lorenzo Guidotti, che aveva detto, ancora una volta su Facebook, che non “provava pietà” per la 17enne che ha subito violenza sessuale, essendo in stato di ebbrezza dopo una serata tra amici.

Desidero viceversa rivolgere parole di stima e vicinanza al Vescovo Matteo Zuppi, che sulla scia del nuovo corso dettato da Papa Bergoglio, deve guidare la comunità cattolica bolognese che, mi pare evidente, abbia bisogno di una guida rispettosa, equilibrata e aperta quale si sta dimostrando e che, pur essendo dedicata alla specifica comunità cattolica, spero possa dare beneficio all’intera città.

Inoltre esprimo completa solidarietà a Bonino, donna e politica di coraggio e di estrema lucidità. Concordo completamente con quanto ha affermato, ovvero che “gli insulti qualificano chi li fa e non chi li riceve“, così come la gravità dell’insulto non tocca solo lei, ma simbolicamente tutte le donne, sia quelle che hanno lottato per smettere di morire sotto ai ferri -nessuno le ricorda proprio mai le tante donne morte per evitare una gravidanza non desiderata per i mille motivi che la vita pone dinnanzi e che non sono sindacabili se presi in piena coscienza dalle donne- sia quelle che oggi continuano a combattere affinché ci sia la piena e reale applicazione di una legge dello Stato, la 194, che sì è una legge dello Stato non un qualcosa di opzionale sul quale discutere ogni volta. Le donne combattono quotidianamente per vedersi riconosciuto il diritto di poter interrompere una gravidanza in sicurezza e poter decidere del proprio corpo, poter avere figli quando li desiderano, poterli crescere, essere madri e continuare anche con il proprio lavoro, non rinunciare alle proprie aspirazioni.

La 194 è una legge dello Stato, lo ribadisco, e non da adesso è giunto il momento di pretenderne il rispetto, tanto più che questi attacchi arrivano sempre da uomini che nulla sanno e nulla possono sapere di gravidanze, desiderio è possibilità o meno di maternità, relazioni affettive e progetti di vita delle donne e delle persone. E questo è inaccettabile sempre. Intollerabile quando arriva da un uomo di Chiesa. E qui faccio mie le parole dello storico del Cristianesimo dell’Università di Bologna, Mauro Pesce, che dice che “il Cristianesimo è una cosa seria ed essere cristiani è anzitutto una prassi etica fatta di autocritica e di amore, che si ispira a Gesù di Nazareth. Non è una pazzia teologica o il fanatismo di Facebook”.

È proprio vero, l’abito non fa il monaco e non basta insegnare per esseri veri e buoni maestri. E a tutte le ragazze e le donne dico di tenere alta la guardia, i diritti acquisiti una volta non lo sono per sempre, possono scivolare dalle dita quando meno ce lo aspettiamo e non accettiamo mai offese di questo tipo, da nessuno. Anche questa è violenza, esattamente come il confondere i piani della legalità, lo sminuire la mafia e il promuovere il non rispetto di una legge dello Stato, come la 194.