Lunedì 13 gennaio 2025 il Consiglio comunale di Bologna ha approvato l’ordine del giorno della consigliera comunale PD Antonella Di Pietro sul tema del regime di esenzione IVA per il terzo settore.

L’ordine del giorno è stato inoltre firmato dalle consigliere e dai consiglieri comunali PD Michele Campaniello, Maurizio Gaigher, Roberto Iovine, Claudio Mazzanti, Mery De MartinoGiulia BernagozziCristina CerettiLoretta BittiniMarco PiazzaRoberto Fattori, Rita Monticelli.

E’ possibile accedere qui della presentazione dell’ordine del giorno in aula.

Di seguito il testo dell’ordine del giorno approvato

Il Consiglio comunale di Bologna

Premesso che:

– Il mondo del non profit è stato oggetto di una complessiva riforma introdotta con il D. Lgs.117/2017(codice del Terzo settore), in attuazione della legge delega 106/2016;
– nel contesto della riforma del Terzo settore si sono introdotte norme a disciplina dell’amministrazione degli enti, degli obblighi di trasparenza e degli strumenti di controllo, delle responsabilità degli amministratori oltre che delle attività di interesse generale che devono contraddistinguere lo scopo unico o principale degli enti di Terzo settore;
– i medesimi enti di Terzo settore sono poi stati individuati quali principali partner della Pubblica Amministrazione nel processo di programmazione e progettazione delle politiche pubbliche mediante l’introduzione degli istituti di Amministrazione condivisa (coprogrammazione e coprogettazione),quale diretta attuazione dei principi costituzionali di sussidiarietà, pluralismo, solidarietà e libertà di associazione;
– secondo i dati di una ricerca realizzata da SRM, centro studi di Intesa Sanpaolo, e riportati dal quotidiano Avvenire, nel Terzo Settore a livello di risorse umane e di occupazione, sono sette milioni i volontari coinvolti (di cui 4,5 milioni assidui) e 14 milioni i lavoratori e le lavoratrici.
Inoltre, gli Ets lavorano per soddisfare le necessità di più di 1/3 della popolazione italiana: il Terzo settore produce e fornisce beni e servizi per la collettività che spesso non sarebbero disponibili per tutti, agendo su molteplici dimensioni della vita sociale. Il settore dello sport raccoglie il 32,9% degli enti non profit, seguono i settori delle attività culturali e artistiche (15,9%), delle attività ricreative e di socializzazione (14,3%), dell’assistenza sociale e protezione civile (9,9%). I dipendenti si concentrano in pochi settori: assistenza sociale e protezione civile (48,4%), istruzione e ricerca (15,0%), sanità (11,9%) e sviluppo economico e coesione sociale (11,4%).

Considerato che:

– Fino al 2021, le attività conformi alle finalità istituzionali svolte a favore dei soci e delle socie da alcune specifiche tipologie associative non profit nonché l’attività delle mescite sociali svolta sempre a favore esclusivo dei soci e delle socie dalle associazioni circolistiche di promozione sociale erano escluse dall’applicazione dell’IVA in forza dell’art. 4, DPR 633/1972 (c.d. decretoIVA);
-a fronte di una procedura di infrazione europea avviata nel 2010, il D.L. 146/2021, art. 5, comma15-quater, ha abrogato la disciplina di esclusione IVA degli enti associativi non profit, riconducendone le attività al campo di applicazione IVA seppure in regime di esenzione;
– l’ art. 1, comma 683, L. 30 dicembre 2021, n. 234, come modificato da D.L. 53/2023 ha fissato al 1°luglio 2024 l’entrata in vigore delle disposizioni di cui al citato D.L. 146/2021;
– la modifica introdotta ai fini IVA andrebbe a produrre un rilevante aggravio di adempimenti senza un maggior gettito per lo Stato e, anzi, limitando l’autofinanziamento delle attività di interesse generale da parte degli enti stessi e compromettendo la sopravvivenza del tessuto associativo più minuto fondato sul volontariato e su attività mutualistiche;
– gli enti rappresentativi del Terzo Settore avevano richiesto quantomeno una proroga dell’entrata in vigore delle disposizioni relative al passaggio dal regime di esclusione al regime di esenzione IVA, che, pur se supportata da una larga maggioranza delle forze dell’arco parlamentare, non risultava prevista dalla bozza del c.d. “decreto mille proroghe” di cui è in corso la discussione parlamentare;
– in data 9 febbraio 2024 ACLI, ANCeSCAO, ARCI, AUSER, MCL hanno diramato un comunicato congiunto in cui, tra le altre cose si osserva, che “L’esigenza della proroga è oggettiva: scongiurare la modifica del regime IVA, che riguarda migliaia di enti non profit, a metà dell’anno. Si tratta di una scelta chiara, salvare il tessuto delle piccole associazioni del nostro Paese che rappresentiamo che altrimenti rischierebbero di chiudere, soffocate nel caos dei regimi fiscali e degli obblighi burocratici. La modifica del regime IVA andrebbe a produrre solo un grave aumento degli oneri burocratici per il Terzo settore, in assenza, peraltro, di un incremento delle entrate per lo Stato. Anzi, alcune attività potrebbero produrre riduzione per i conti pubblici per l’insorgere di maggiore IVA a credito”;
– l’emendamento è stato infine approvato nella discussione in Commissione Bilancio alla Camera il 13 febbraio 2024, ma è evidente che il problema si riproporrà una volta terminata la proroga in discussione, in quanto, in assenza di specifici interventi dal 1° gennaio 2025 entrerà in vigore il nuovo regime IVA per il terzo settore, favorendo un inutile aggravio procedurale per migliaia di associazioni;
– in novembre 2024 anche il CSVNET, associazione nazionale dei 49 CSV attivi in Italia, ha rilanciato l’appello del forum nazionale del terzo settore di riconoscere l’esclusione dell’IVA delle associazioni del terzo settore, in quanto sono valore sociale e non vendita, di recente anche il terzo settore di Bologna ha rilanciato l’appello.
– gli effetti negativi dell’introduzione dell’IVA, non graveranno solo sulla gestione organizzativa degli enti, ma si ripercuoteranno soprattutto sulle attività degli enti, provocando riduzioni e chiusura di numerosi servizi a supporto e sostegno della cittadinanza;
– città come Torino stanno presentando appelli e ordini del giorno per chiedere al Governo di adottare soluzioni normative che escludano il terzo settore dal regime della partita IVA;
– è senza dubbio interesse della Città di Bologna preservare l’attività delle associazioni di Terzo settore, quale insostituibili strumenti di partecipazione e di coesione sociale e quali elemento fondamentale di un modello collaborativo che da sempre caratterizza Bologna e che nel nostro territorio si sta sostenendo e rafforzando attraverso un percorso di Amministrazione condivisa che vuole rendere sempre più centrale l’apporto imprescindibile della sussidiarietà e dei soggetti votati all’interesse generale.
Il 29 novembre 2024 il vice ministro all’economia ha dichiarato l’intenzione di inserire una nuova proroga esenzione IVA nella legge di Bilancio.

Tutto ciò premesso e considerato:

Invita il Sindaco e la Giunta

– A sollecitare il Governo e il Parlamento a provvedere, anche mediante idoneo confronto con la Commissione Europea a fronte della rilevanza sociale del Terzo Settore nel nostro paese, alla introduzione di una disciplina che mantenga l’esclusione da IVA per gli enti non commerciali di Terzo settore;
– a sensibilizzare, attraverso l’ANCI , tutti i comuni d’Italia affinché tale ordine del giorno possa essere condiviso e assunto come strumento organico di richiesta al Governo;
– a favorire un momento di approfondimento con il terzo settore bolognese e d’Italia per accompagnare una richiesta che ha lo scopo di preservare nell’interesse generale il bene della collettività.

F.to: A. Di Pietro, M.Campaniello, M.Gaigher, R.Iovine, C.Mazzanti, M.De MartinoG. BernagozziC. CerettiL. BittiniM. PiazzaR. Fattori, R.Monticelli, S. Negash (Lepore Sindaco), G. Tarsitano (Lepore Sindaco).