Lunedì 29 maggio 2023 il Consiglio comunale di Bologna ha approvato un ordine del giorno per istituire registri di autodeterminazione di genere per l’impiego e per i servizi del Comune e per predisporre bagni all genders in tutte le sedi.
L’ordine del giorno è stato firmato, tra l’altro dalle consigliere e dai consiglieri comunali PD Michele Campaniello, Mery De Martino, Rita Monticelli, Maurizio Gaigher, Giulia Bernagozzi, Antonella Di Pietro, Loretta Bittini, Roberta Toschi, Giorgia De Giacomi.

E’ possibile accedere qui al video della presentazione e della discussione in aula.

Di seguito il testo dell’ordine del giorno.

ORDINE DEL GIORNO TESO AD INVITARE IL SINDACO E LA GIUNTA AD ISTITUIRE REGISTRI DI AUTODETERMINAZIONE DI GENERE ALL’INTERNO DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE E ALLA PREDISPOSIZIONE DI SERVIZI IGIENICI SENZA VINCOLO DI GENERE.

Premesso che:

  • Le soggettività Trans e non binarie, come noto, costituiscono una minoranza della popolazione sovente soggetta a plurime forme di discriminazione, marginalizzazione e diniego dei fondamentali ed inalienabili diritti civili e politici. In particolare, accanto alle radicate manifestazioni di violenza fisica, culturale e mediatica provenienti dalla società, si assommano espressioni di transfobia derivanti dall’azione delle Istituzioni locali e della Pubblica Amministrazione, precipuamente declinate – quest’ultime- nella negazione del fondamentale diritto soggettivo al pieno riconoscimento dell’identità di genere, puntualmente respinto – per la comunità Trans e non binaria– sino all’esito del gravoso iter giudiziario di rettificazione anagrafica imposto dall’ordinamento giuridico, laddove questo sia stato eventualmente instaurato dalla persona interessata.
  • Quanto a tale ultimo aspetto, va rammentato che la Legge 164/82 e s.m.i., rubricata “norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso”, con i suoi 40 anni di vigenza, costituisce a tutt’oggi l’unica fonte legislativa emanata per disciplinare la materia; tuttavia, pur se letta nell’alveo dei recenti orientamenti delle Corti di merito e di legittimità, non appare idonea a tutelare il diritto alla piena autodeterminazione, subordinando un’esigenza soggettiva e personale ad intrusivi ed indebiti vagli medici e giuridici, nonché ad un accertamento rimesso alle forme del giudizio civile contenzioso.
  • A fronte di quanto sopra, appare preminente l’accoglimento – anche sul piano amministrativo- delle istanze di autodeterminazione di genere avanzate dalla popolazione Trans e non binaria, le quali debbono trovare compiuta affermazione sia nella conduzione di vita privata, sia nei rapporti formali con le Istituzioni e la Pubblica Amministrazione, atteso il rango costituzionale del “diritto all’identità di genere, come espressione del diritto all’identità personale ” <art. 2 Cost. e art. 8 della CEDU>” (Corte Costituzionale, S. n. 221 del 2015) il cui sacrificio costituisce, pertanto, lesione dei Principi Fondamentali della Costituzione di cui agli artt. 2 e 3.
  • D’altro canto, anche il Consiglio dell’Unione Europea ha rilevato che “le persone transgender che non dispongono di documenti di identità corrispondenti al genere da esse preferito possono essere di conseguenza esposte a trattamento arbitrario e discriminazioni ad opera di individui e istituzioni” (Consiglio dell’UE n. 11492 del 2013), così come il Parlamento Europeo ha sollecitato l’esigenza di “sviluppare, per le persone transgender, procedure rapide, trasparenti e accessibili, basate sull’autodeterminazione, per il cambio di nome e di sesso anagrafico sui certificati di nascita, carte d’identità, passaporti, certificati scolastici e altri documenti analoghi” (Risoluzione del Parlamento Europeo n. 2048 del 2015).

Considerato che:

  • il Comune di Bologna, quale Ente locale preposto alla cura ed alla promozione degli interessi di tutte le persone che ne vivono il territorio (Art. 1 Statuto Comunale), atteso l’esplicito obiettivo programmatico di orientare “la propria azione per prevenire e rimuovere ogni forma di discriminazione senza distinzioni di sesso, razza, etnia, nazionalità, religione, opinioni politiche, età, orientamento sessuale, identità di genere e condizione psicofisica” (Art. 2 comma 3ter Statuto Comunale) ha il compito istituzionale di concorrere all’abbattimento delle  anzidette forme di discriminazione, coordinando a tal fine l’azione politica ed amministrativa ed informando l’organizzazione interna al compiuto rispetto dell’inviolabile diritto all’autodeterminazione di genere.
  • Peraltro, con l’adesione al “Patto Generale di Collaborazione per la Promozione e la Tutela dei Diritti delle Persone e della Comunità LGBTQI nella Città di Bologna” l’amministrazione
    comunale si è impegnata alla “promozione e lo sviluppo di un ambiente sociale e culturale più aperto ed inclusivo, educando alle differenze per prevenire e contrastare la formazione di stereotipi e pregiudizi; nonché a porre in essere “Azioni specifiche di attenzione al linguaggio utilizzato dal Comune sia verso la cittadinanza sia negli spazi pubblici comuni (ad es. […]
    revisione della modulistica per l’accesso ai servizi dell’amministrazione – servizi scolastici, servizi bibliotecari per le persone in transizione, ecc; segni di riconoscimento dei bagni pubblici).
  • Unitamente all’anzidetto impegno, l’Amministrazione Comunale aderisce altresì alla Rete RE.A.DY (Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere), le cui finalità sono – ex multis- quelle di:

a. individuare, mettere a confronto e diffondere politiche di inclusione sociale per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender realizzate dalle Pubbliche Amministrazioni a livello locale;

b. contribuire alla diffusione di buone prassi su tutto il territorio nazionale mettendo in rete le Pubbliche Amministrazioni impegnate nella promozione dei diritti delle persone lgbt;

c. supportare le Pubbliche Amministrazioni nella realizzazione di attività rivolte alla promozione e al riconoscimento dei diritti delle persone lgbt” (punto 1 Carta di Intenti Rete RE.A.DY).

Valutato che:

  • al fine di favorire all’interno dell’ambiente di lavoro “Pari Opportunità, benessere organizzativo e contrasto di qualsiasi forma di discriminazione e di violenza morale o psichica ” l’amministrazione comunale ha deliberato, per il triennio 2022-2024, di porre in essere azioni tese alla “Valorizzazione di buone pratiche e di soluzioni organizzative innovative per
    migliorare il clima interno, il benessere organizzativo ed il senso di appartenenza ” (Piano delle Azioni Positive per il triennio 2022-2024).
  • Allo scopo di cui sopra, è opportuno evidenziare che sul territorio cittadino sono già diffuse ed adottate “buone pratiche” amministrative volte a favorire il concreto esercizio del diritto all’autodeterminazione di genere, quali, a mero titolo esemplificativo, la possibilità riconosciuta dall’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna alla popolazione universitaria Trans di “attivare la carriera alias, mediante assegnazione di una identità provvisoria, transitoria e non consolidabile e a predisporre e rilasciare un nuovo badge indicante cognome, nome alias scelto, un nuovo indirizzo email coerente con il nome di elezione” (Linee Guida per l’attivazione e la gestione delle carriere alias adottate dall’Ateneo in data 28/09/21).
  • In ogni caso, l’introduzione/implementazione di “buone pratiche” amministrative volte a dare piena e completa garanzia al diritto all’autodeterminazione ed espressione di genere, oltre a costituire attuazione degli impegni di cui ai richiamati patti, reti e piani, è da intendersi altresì quale esecuzione degli obblighi di cui all’art. 7 comma 1 del Testo Unico sul Pubblico Impiego, in forza del quale “Le pubbliche amministrazioni garantiscono parità e pari opportunità tra uomini e donne e l’assenza di ogni forma di discriminazione, diretta e indiretta, relativa al genere, all’età, all’orientamento sessuale, […], nell’accesso al lavoro, nel trattamento e nelle condizioni di lavoro, nella formazione professionale, nelle promozioni e nella sicurezza sul lavoro. Le pubbliche amministrazioni garantiscono altresì un ambiente di lavoro improntato al benessere organizzativo e si impegnano a rilevare, contrastare ed eliminare ogni forma di violenza morale o psichica al proprio interno” (Art. 7 D.lgs 165/2001).

Ritenuto infine che:

  • visto e richiamato quanto supra esposto, allo scopo di fornire compiuta attuazione e tutela al diritto soggettivo alla piena autodeterminazione di genere nell’ambito dell’Amministrazione Comunale, si rende necessario che quest’ultima adotti, a tutela sia del personale dipendente, sia di coloro che fruiscono dell’operato, azioni mirate alle sottoindicate misure minime:

– istituzione di una “anagrafica alias” sul modello delle buone prassi già in vigore nel territorio cittadino, che consenta alle soggettività Trans e non binarie, sulla sola base di autodichiarazioni, l’adozione del proprio genere e nome elettivo in integrale ed automatica sostituzione del genere e/o nome anagrafico (nella misura in cui siano difformi dal proprio sentire) in ogni rapporto con la ridetta Amministrazione Comunale, sia esso di impiego o di fruizione dei servizi da quest’ultima erogati in favore della cittadinanza;

– predisposizione di appositi registri ove annotare le autodichiarazioni di genere del personale dipendente e dell’utenza, sia ai fini del compiuto funzionamento della ridetta anagrafica alias, sia per consentire l’univoca riconducibilità individuale e personale della suddetta anagrafica elettiva sostitutiva, come previsto ex lege; tali registri dovranno inoltre essere resi accessibili unicamente al personale previamente autorizzato e solo in funzione di inderogabili esigenze non diversamente soddisfabili;

– predisposizione di servizi igienici ed altri locali di servizio -sia ad uso del personale dipendente, sia ad uso dell’utenza- privi di individuazione di genere per l’accesso ed il oro utilizzo, da affiancare ai servizi già presenti a parità di condizioni e di funzionalità con i predetti.

  • La realizzazione delle summenzionate misure minime e l’eventuale implementazione delle stesse con ulteriori azioni di maggior tutela, atteso il rango costituzionale dei diritti con ivi tutelati, costituisce attuazione degli impegni già assunti dall’Amministrazione Comunale con la ratifica del “Patto Generale di Collaborazione per la Promozione e la Tutela dei Diritti delle Persone e della Comunità LGBTQI nella Città di Bologna” e con l’adesione alla Rete RE.A.DY, come recepito altresì nel Piano delle Azioni Positive per il triennio 2022-2024; nonché esecuzione degli obblighi di garanzia di cui all’art. 7 del D.lgs 165/2001, in conformità agli obiettivi sul punto sanciti dallo Statuto Comunale e già richiamati.

Tutto quanto sopra premesso, considerato e valutato, il Consiglio Comunale di

Bologna IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA:

1) ad istituire un “registro di genere per l’impiego” che consenta alle soggettività Trans e non binarie a qualunque titolo impiegate nell’Amministrazione Comunale, sulla base di delle mera autodichiarazione ivi annotata, l’adozione del genere e del nome elettivo in integrale, globale ed automatica sostituzione del genere e/o nome anagrafico (nella misura in cui siano difformi dal proprio sentire) in ogni atto, documento, dichiarazione, certificazione, strumento di servizio, che siano i predetti digitali o analogici, ad uso interno della Pubblica Amministrazione e – per quanto di competenza ed ove la Legge lo consenta- ad uso esterno della stessa.

2) Ad istituire un “registro di genere per i servizi” che, in analogia al “registro di genere per l’impiego”, consenta l’annotazione delle autodichiarazioni di genere onde consentire a
tutte le persone Trans e non binarie che fruiscono di servizi e prestazioni erogati dall’Amministrazione Comunale, l’adozione del genere e del nome elettivo in integrale, globale ed automatica sostituzione del genere e/o nome anagrafico (nella misura in cui siano difformi dal proprio sentire) e, ciò, in ogni rapporto reciprocamente intercorrente tra la persona e la ridetta Amministrazione, ivi compresi il rilascio – per quanto di competenza ed ove la Legge lo consenta- di documenti, dichiarazioni, certificazioni, , che siano i predetti digitali o analogici.

3) A predisporre di misure idonee a far si che il “registro di genere per l’impiego” ed “registro di genere per i servizi”, predisposti onde consentire – ai fini di Legge – l’univoca riconducibilità individuale delle suddette anagrafiche elettive sostitutive ed il conseguente efficiente funzionamento delle automatiche sostituzioni di genere e nome previste, possano siano accessibili esclusivamente al personale ad acta specificamente autorizzato e solo in funzione di esigenze tassativamente individuate dall’Ufficio preposto alla loro conservazione.

4) A predisporre servizi igienici ed altri locali di servizio -sia ad uso del personale dipendente, sia ad uso dell’utenza- privi di vincolo e suddivisione di genere per l’accesso ed il loro utilizzo, da affiancare ai servizi già presenti a parità di condizioni e di funzionalità con i predetti.

5) A promuovere la possibilità che l’identità alias sia garantita anche tra i lavoratori e le lavoratrici delle società e delle cooperative sociali che erogano servizi per conto del Comune di Bologna.

F.to.: P. Marcasciano, D. Begaj, S. Larghetti, M. CampanielloM. De MartinoR. Monticelli, M. Gaigher,  G. BernagozziA. Di PietroL. Bittini, G. Tarsitano, S. Negash.