Lunedì 7 luglio 2025 il Consiglio comunale di Bologna ha approvato l’ordine del giorno per sollecitare il Governo e il Parlamento a dare piena attuazione alla Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale.
L’ordine del giorno è stato firmato, tra l’altro, anche dal consigliere comunale PD Maurizio Gaigher.

E’ possibile accedere qui al video degli interventi di discussione dell’ordine del giorno in aula.
Online ed in allegato è disponibile il relativo comunicato stampa.
Di seguito il testo dell’ordine del giorno approvato in aula.
PREMESSO CHE:
– L’Italia ha ratificato con legge 13 ottobre 1975, n. 654 la Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale del 21 dicembre 1965;
– L’art. 1 della Convenzione prevede che “«discriminazione razziale» sta ad indicare ogni distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, l’ascendenza o l’origine nazionale o etnica, che abbia lo scopo o l’effetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento, il godimento o l’esercizio, in condizioni di parità, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale e culturale o in ogni altro settore della vita pubblica;
– La Convenzione obbliga gli Stati contraenti a perseguire con tutti i mezzi adeguati una politica tendente a eliminare ogni tipo di discriminazione fondata sulla razza, a favorire la comprensione interrazziale e a evitare nonché punire ogni comportamento discriminatorio e comprende inoltre il diritto fondamentale al ricorso a mezzi giuridici contro ogni comportamento discriminatorio.
– Il Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale (CERD) è l’organo di controllo che verifica il rispetto della Convenzione da parte degli Stati contraenti. Questi ultimi devono presentare a intervalli regolari un rapporto al CERD in merito alle misure prese per adempiere gli obblighi assunti.
OSSERVATO CHE:
– Con il report approvato il 31 agosto 2023 il CERD ha richiamato l’Italia per una serie di inadempimenti alla Convenzione e criticità ancora esistenti nel nostro Paese circa l’eliminazione delle discriminazioni razziali;
– Il CERD ha, tra le altre cose, evidenziato che il nostro Paese:
• non ha ancora un quadro legislativo con una definizione chiara ed effettiva di “discriminazione razziale”, che copra tutte le forme indicate nell’articolo 1 della Convenzione;
• non dispone di meccanismi di verifica dell’efficacia dei piani nazionali antirazzismo né di indici statistici che permettano di verificare le discriminazioni subite dalle persone a causa della discriminazione razziale;
• non dispone di misure atte a prevenire e a sanzionare i fenomeni di discriminazione razziale in ambito sportivo;
• non ha piani efficaci per contrastare la discriminazione nei confronti delle persone Rom, Sinti e Camminanti, che continuano a subire nel nostro paese vere e proprie forme di segregazione e ad essere oggetto di gravi forme di pregiudizio e odio razziale;
– Il CERD ha inoltre focalizzato la disamina sulla normativa relativa alle persone migranti, evidenziando che sono state adottate disposizioni che si discostano dagli impegni assunti con la Convenzione: la legge n. 132 del 2018 e il D.L. 20/2023 hanno inciso infatti negativamente sulla protezione da assicurare alle persone migranti e sulle condizioni di accoglienza, anche a causa della drastica riduzione delle possibilità di ottenere la protezione
speciale. Inoltre, le disposizioni adottate ostacolano le operazioni di soccorso e di salvataggio in mare, anche nella zona SAR di competenza italiana.
OSSERVATO INOLTRE CHE:
– Il Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale ha pubblicato il 22 maggio 2024 le Osservazioni Conclusive relative al ventunesimo, ventiduesimo e ventitreesimo rapporto periodico dell’Italia (CERD/C/ITA/CO/21-23), riaffermando le gravi preoccupazioni già espresse nel 2023 e formulando ulteriori raccomandazioni, con particolare riferimento a:
• Profilazione razziale: il Comitato ha ribadito la necessità di includere esplicitamente nella legislazione italiana il divieto di profilazione razziale, rafforzare le misure di prevenzione e formazione delle forze dell’ordine e garantire la trasparenza nell’uso di tecnologie di sorveglianza come il riconoscimento facciale, evidenziando il rischio di impatti sproporzionati su persone rom, sinti e camminanti, afrodiscendenti, migranti e rifugiati;
• Criminalizzazione della solidarietà: il Comitato ha espresso preoccupazione per la criminalizzazione crescente delle ONG, degli attivisti e delle operazioni umanitarie nel soccorso in mare, chiedendo all’Italia di garantire che tali attività non siano ostacolate o punite, nel rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali;
• Accesso alla giustizia per le vittime di discriminazione: il CERD ha evidenziato l’assenza di meccanismi indipendenti ed efficaci per ricevere e trattare i reclami per discriminazione razziale, invitando l’Italia a istituire organismi autonomi con poteri investigativi, accessibili anche a persone migranti, richiedenti asilo, apolidi e minoranze;
• Raccolta di dati disaggregati: il Comitato ha richiamato con forza l’Italia all’obbligo di raccogliere dati statistici disaggregati per etnia, origine nazionale, colore della pelle, religione e altri indicatori pertinenti, sulla base dell’autoidentificazione volontaria, in settori chiave come l’istruzione, l’impiego, l’alloggio, la salute e il sistema giudiziario, al fine di monitorare efficacemente le discriminazioni e adottare politiche pubbliche fondate su evidenze;
• Tutela delle vittime: il CERD ha sottolineato la necessità di rafforzare la protezione delle vittime di razzismo e discriminazione razziale, assicurando che possano presentare denunce senza timore di ritorsioni, ricevere un risarcimento adeguato e accedere a servizi di supporto.
CONSIDERATO CHE:
– Il CERD ha poi formulato nello specifico le seguenti raccomandazioni in materia di profilazione razziale ed uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine nei confronti di persone razzializzate, evidenziando come “il Comitato è preoccupato per le numerose segnalazioni sull’uso diffuso della profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine nello Stato parte”; Il Comitato nota con preoccupazione l’uso di sistemi di riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine che possono colpire in modo sproporzionato alcuni gruppi etnici, come i Rom, i Sinti e i Camminanti, gli africani e le
persone afrodiscendenti, così come gli immigrati, e che possono portare alla discriminazione razziale. Inoltre, il Comitato è preoccupato per le informazioni relative ad un elevato numero di casi di abusi razzisti e maltrattamenti, compreso l’uso eccessivo della forza contro le minoranze etniche, in particolare Rom, Sinti e Camminanti, africani, persone di origine africana e migranti, da parte delle forze dell’ordine (artt. 2 e 5)”;
– Il Comitato ha di conseguenza e nello specifico raccomandato all’Italia di :
• Includere nella propria legislazione il divieto di profilazione razziale e prevedere chiare linee guida indirizzate alle forze dell’ordine volte a prevenire la profilazione razziale durante i controlli di polizia, i controlli di identità e altre misure di polizia;
• adottare le misure necessarie per garantire la trasparenza nell’uso degli algoritmi di riconoscimento facciale e per garantire che il loro uso non comprometta il principio di non discriminazione e il diritto all’uguaglianza davanti alla legge;
• istituire un meccanismo efficace per raccogliere e monitorare regolarmente dati disaggregati sulle pratiche e le denunce relative alla profilazione razziale, alla discriminazione razziale e ai casi di violenza razzista da parte delle forze dell’ordine, anche nel contesto dei controlli di identità, dei controlli stradali e delle perquisizioni alle frontiere;
• indagare efficacemente e tempestivamente su tutti gli episodi di profilazione razziale, abusi razzisti, maltrattamenti e uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine e garantire che i responsabili siano perseguiti e, se condannati, puniti con sanzioni adeguate;
• garantire che i membri dei gruppi colpiti dal razzismo e dalla discriminazione razziale, che sono vittime di un uso eccessivo della forza o di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, abbiano accesso a rimedi efficaci e a un risarcimento adeguato e non subiscano
ritorsioni per aver denunciato tali atti;
• promuovere la diversità etnica all’interno delle forze dell’ordine e garantire che gli agenti di polizia appartenenti a gruppi minoritari possano lavorare in prima linea per contribuire a ridurre il razzismo e le pratiche discriminatorie, compresa la profilazione razziale;
• assicurare che i funzionari delle forze dell’ordine ricevano una formazione adeguata in materia di diritti umani in tutto il Paese, in conformità con la Raccomandazione Generale n. 13 del Comitato (1993) relativa alla formazione dei funzionari delle forze dell’ordine in materia di protezione dei diritti umani.
TENUTO CONTO CHE:
– Il CERD ha altresì sottolineato specificamente che in Italia non esistono misure efficaci per la prevenzione e il contrasto all’ hate speech e ai discorsi di incitamento all’odio e ha raccomandato di adottare una normativa che assicuri che tutti i discorsi d’odio e i crimini a sfondo razziale siano effettivamente indagati e che i colpevoli siano sanzionati;
– In particolare il CERD ha sottolineato le proprie preoccupazioni relativamente “all’uso persistente e in aumento e alla normalizzazione di discorsi d’odio razzista contro gruppi etnici sui media e online. […] Il Comitato sottolinea altresì con preoccupazione l’uso di linguaggio e discorsi razzisti da parte di politici e politiche, incluse le componenti del Governo e di altri pubblici ufficiali di alto grado, contro le minoranze, in particolare Rom, Sinti
e Camminanti, persone di origine africana o afro-discendenti, così come contro persone migranti, richiedenti asilo e rifugiati; Il Comitato è preoccupato dal fatto che l’aumento nel dibattito pubblico del linguaggio e dei discorsi razzisti, con la riproposizione di stereotipi razzisti, sta generando alla proliferazione di episodi concreti espressione di odio razzista. A questo riguardo, il Comitato sottolinea con viva preoccupazione il numero in costante
aumento di crimini espressione di odio razzista, quali le aggressioni verbali e fisiche nei confronti delle minoranze, che in taluni casi hanno portato alla morte delle vittime”;
A fronte di tali considerazioni, il CERD ha richiesto all’Italia di agire con urgenza per:
• adottare misure effettive per prevenire e contrastare l’hate speech, a partire dall’effettiva applicazione della normativa vigente per il contrasto all’hate speech e all’incitamento all’odio razziale al fine di prevenire e sanzionare ogni manifestazione di razzismo anche sui media e online;
• assicurare che tutti gli episodi di hate speech siano oggetto di idonea indagine e che i responsabili individuati all’esito dell’indagine siano sanzionati, a prescindere dalla carica ricoperta, e rendere trasparenti i dati relativi alle denunce per hate speech, alle indagini avviate, alle condanne emesse e ai risarcimenti ottenuti dalle vittime;
• assicurare che tutti i reati con matrice razzista, incluse la violenza verbale e/o fisica, siano oggetto di indagine e i/le responsabili siano assicurati alla giustizia con idonee pene; e che laddove i crimini siano motivati su discriminazioni relative alla razza, al colore delle pelle, alla provenienza nazionale o alle origini ciò sia considerato come un aggravante ai fini dell’applicazione della pena;
• continuare con la formazione del personale giudiziario e di polizia in materia di hate speech e promuovere campagne targettizzate di sensibilizzazione per prevenire e contrastare l’hate speech e i crimini motivati da odio razzista, anche per ciò che riguarda la classe politica;
• assicurare che le istituzioni nonché i pubblici ufficiali di alto livello condannino formalmente e pubblicamente l’hate speech e l’incitamento al razzismo.
RILEVATO CHE:
– Il Comune di Bologna ha istituito nel 2021 lo SPAD – Sportello Antidiscriminazioni, un servizio co-gestito con 37 realtà del territorio, attivo nel contrasto alle discriminazioni per provenienza, razziali e religiose. Lo SPAD opera attraverso cinque funzioni (ascolto, supporto, sensibilizzazione, formazione e osservatorio) e rappresenta un modello consolidato di buona prassi istituzionale, finalizzato a garantire il diritto all’uguaglianza e alla
dignità delle persone razzializzate;
– Secondo il Terzo Rapporto dell’Osservatorio SPAD (2024), i casi di discriminazione segnalati riguardano in larga parte episodi connessi a pregiudizi etnico-razziali o alla presunta appartenenza a un gruppo straniero. In diversi casi viene segnalata una percezione di controlli ripetuti e immotivati da parte delle forze dell’ordine, che possono configurarsi come forme di profilazione razziale, specialmente quando non giustificati da comportamenti oggettivamente rilevanti;
– Il lavoro dello SPAD si inserisce all’interno del più ampio Piano d’Azione Locale per una città antirazzista e interculturale, adottato dal Comune di Bologna nel quadro del programma ICC dell’UNESCO e del Consiglio d’Europa. Il Piano promuove azioni coordinate per l’inclusione e il contrasto al razzismo sistemico e strutturale, attraverso attività di monitoraggio, formazione, revisione dei regolamenti comunali, linguaggio inclusivo e collaborazione con i servizi territoriali;
– Lo SPAD, grazie alla Funzione 5 – Osservatorio, ha reso possibile una raccolta sistematica e disaggregata dei dati relativi alle discriminazioni, in particolare nei confronti di persone con background migratorio, rom e sinti, afrodiscendenti e appartenenti a minoranze religiose. Il lavoro dell’Osservatorio si basa su criteri condivisi di trasparenza, rispetto della privacy, partecipazione delle comunità colpite e uso consapevole dei dati;
– La Regione Emilia-Romagna, con la Legge Regionale n. 6/2014, sostiene politiche attive di inclusione, integrazione e contrasto alle discriminazioni. Nell’ambito delle azioni regionali sono previsti interventi di supporto ai territori, formazione degli operatori e sostegno a sportelli come lo SPAD, che si configurano come strumenti chiave di prossimità e tutela dei diritti;
– Il Comune di Bologna ha inoltre promosso percorsi di formazione per il personale comunale e della Polizia Locale, in coerenza con le raccomandazioni del Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale (CERD). Queste attività si inseriscono in un impegno più ampio per un’amministrazione inclusiva e consapevole del proprio impatto sociale.
CONSIDERATO INFINE CHE:
– Il quadro complessivamente delineato dal CERD costituisce un autorevole e forte richiamo alle istituzioni italiane, affinché al più presto si attivino in modo concreto e efficace per l’attuazione della Convenzione
– Diversi studi, tra cui l’indagine Openpolis-ActionAid (2021) basata su dati FOIA, hanno evidenziato che le persone straniere subiscono controlli di identità in misura sproporzionata rispetto al resto della popolazione, anche in assenza di indicatori di rischio. Tali pratiche, se sistematiche, possono dar luogo a effetti discriminatori, come segnalato anche da utenti dello SPAD e da altre realtà del territorio;
INVITA IL SINDACO E LA GIUNTA:
– A sollecitare il Governo e il Parlamento a dare piena attuazione alla CONVENZIONE INTERNAZIONALE SULL’ELIMINAZIONE DI OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE RAZZIALE, implementando le raccomandazioni contenute nelle osservazioni del CERD;
– A sollecitare il Governo e il Parlamento a modificare la normativa vigente al fine di prevenire e contrastare gli episodi di profilazione razziale, implementando le raccomandazioni del CERD;
– a sollecitare il Governo e il Parlamento a modificare la normativa vigente al fine di prevenire e contrastare l’hate speech, implementando le raccomandazioni del CERD;
F.to : Detjon Begaj, Simona Larghetti, Porpora Marcasciano, Siid Negash, Giacomo Tarsitano, Maurizio Gaigher.
