Lunedì 10 novembre 2025 la consigliera comunale PD Antonella Di Pietro è intervenuta ad inizio seduta sul tema “Carcere Dozza, ancora tensioni”.

E’ possibile accedere qui al video dell’intervento di presentazione in aula.
Di seguito il testo dell’intervento.
Grazie presidente. Torno anche oggi sulla casa circondariale Rocco D’Amato perché le tensioni e i disordini sono proseguiti anche nei giorni scorsi, facendo seguito a quanto già era avvenuto in precedenza e provocando un ulteriore aumento dello sconforto e del disagio in tutto il contesto penitenziario. Nuove aggressioni da parte dei detenuti e un tentato incendio nel reparto infermieristico che è stato spento dall’intervento dei vigili del fuoco, con tre ambulanze che sono intervenute per soccorrere i feriti. Sempre di venerdi’ sera è la notizia di una donna che ha tentato il suicidio. Inoltre nel fine settimana sono stati sequestrati in carcere una notevole quantità di stupefacenti e diversi cellulari.
Questo è quanto si sta vivendo alla Dozza, dove il lavoro di recupero delle persone viene vanificato da un sistema che non solo non sta raggiungendo risultati tangibili, ma sta completamente degenerando. Le tensioni e le aggressioni sono il segnale di un malessere e di una frustrazione diffusa che affligge detenuti e personale penitenziario. Una condizione che si sta palesando per via di norme, limitazioni, restrizioni, circolari, prassi e approcci che stanno mutando il paradigma concettuale dei contesti penitenziari.
Le riduzioni trattamentali unitamente al sovraffollamento diventano così il perno di una politica volta a neutralizzare piuttosto che a curare, risolvere i problemi e recuperare le persone. La situazione è gravissima e non è accettabile che si scontino pene in queste condizioni, come non è pensabile che chi opera e lavora in carcere debba vivere in questa situazione di caos. A questo sistema fuori controllo ed
esasperato da scelte nazionali securitarie e punitive va posto un freno. Stiamo osservando un contesto che rischia di cedere completamente e che sta facendo ammalare troppe persone. Non è accettabile allo stesso modo in cui non lo sarebbe in una scuola o in una casa di riposo perché di fatto si sta limitando la dignità delle persone e del lavoro. Lo stesso reinvenimento dei quantitativi stupefacenti all’interno degli istituti non solo rappresenta una grave violazione delle regole di sicurezza, ma finisce per compromettere i già fragili percorsi di cura e recupero dalle dipendenze.
È il momento di fermarsi a riflettere e agire con un approccio integrato per individuare soluzioni e per riaffermare la finalità rieducativa della pena.
E’ il momento di superare quella sensazione di impotenza e inutilità che sta pervadendo il sentimento di chi ogni giorno si adopera nell’interesse autentico della collettività. Le strade ci sono e vanno adottate. In questa direzione si inserisce la proposta della rete di città sedi di carcere che con convinzione abbiamo proposto e che continueremo a sostenere.
