Lunedì 31 marzo 2025 la consigliera comunale PD Antonella Di Pietro ha presentato un intervento ad inizio seduta dal titolo “Tensioni in carcere”.

E’ possibile accedere qui al video dell’intervento di presentazione in aula.

La questione carceraria continua ad essere oggetto di attenzione critica a Bologna e in Italia. Ieri sera, su rai tre, a Presadiretta di Riccardo Iacona, in una puntata dedicata ai minori con approfondimenti specifici sui rischi del digitale, sul cyberbullisimo e sul carcere e con riferimenti anche alla condizione dei minori non accompagnati, sono emersi elementi che come maggioranza da sempre evidenziamo per esplicitare le contraddizioni e l’inadeguatezza di scelte che a Bologna si sono oggi tradotte nel trasferimento di giovani detenuti al carcere della Dozza.
E’ opinione diffusa e accertata che la causa del sovraffollamento nelle carceri minorili è data dal Decreto Caivano e che la sicurezza sociale non si promuove inasprendo o aumentando reati che favoriscono l’arresto di giovani minori .
La sicurezza si consolida con la cura, la prevenzione e la promozione di speranza nel futuro, intervenendo sulle cause che possono indurre le persone a comportarsi in determinati modi, attraverso investimenti adeguati, servizi e strutture alternative. Lo stato dovrebbe riconoscere la responsabilità che ha nei percorsi per garantire equita’, opportunita’ e giustizia sociale. Invece la tendenza della politica nazionale è quella di stravolgere completamente il principio della pena, incarcerando, spostando i giovani in istituti per adulti, costruendo nuove carceri e chiudendo comunita’ ministeriali penali . Bologna oggi ne è l’esempio lampante.
In un carcere adulti sovraffollato dove di giorno in giorno si consumano tensioni, come è successo la scorsa settimana, e dove è evidente il divario di genere in termini di offerte presenti e dove ogni giorno si incrociano poverta’ e disturbi mentali che necessiterebbero di interventi diversi, il Ministero ha ormai avviato un percorso che è l’effetto di politiche che stanno stravolgendo la funzione di extrema ratio che andrebbe applicata nella detenzione. Non sono servite le posizioni assunte dai sindacati, dai garanti, dalla politica, dagli esperti, dalla società civile e dagli avvocati, come non conta neanche la posizione assunta dalla magistratura che in una recente nota, con un’analisi accurata di quelle che dovrebbero essere le finalità costituzionali, trattamentali e relazionali nel recupero dei ragazzi, definiscono in maniera puntuale l’illegalità di questa operazione drammatica.
E’ indignante pensare che si stia cercando di attaccare pezze su misure che di fatto hanno affollato istituti minorili per motivi ben precisi, come la custodia cautelare per nuovi reati che prima non era prevista per i ragazzi e che oggi è quell’elemento tra gli altri che più produce sovraffollamento.
Gli amministratori locali sono oggi costretti a lavorare su un’imposizione del tutto fallimentare ed è nostro dovere seguire con la massima attenzione quanto sta avvenendo. La Regione e il Comune si stanno adoperando per sostenere i ragazzi e garantire percorsi che li supportino e riducano i traumi di vite spostate e spezzate, ma non si deve distogliere l’attenzione dal fallimento civile e sociale che a livello nazionale si sta toccando negli IPM, perché siamo davvero di fronte a processi che avallano la repressione come unico modello di risposta alla sicurezza e perché non c’è visione educativa che possa ispirare azioni di questo tipo, se non quella securitaria che punta a disumanizzare e a rendere ancora più violenta la società. Per questo il trasferimento giovani detenuti d’Italia al carcere della Dozza resta per noi un’operazione inaccettabile.