Lunedì 17 febbraio 2025 la consigliera comunale PD Antonella Di Pietro ha presentato un intervento ad inizio seduta dal titolo “Giovani detenuti d’Italia alla Dozza”.

E’ possibile accedere qui al video dell’intervento di presentazione in aula.

Di seguito il testo dell’intervento in aula.

Per evitare strumentalizzazioni è opportuno ricordare che la nota congiunta firmata da tutte le sigle sindacali penitenziarie di Bologna, in cui è stata espressa contrarietà ed enorme preoccupazione sull’ipotesi del trasferimento dei 50/70 detenuti provenienti dagli istituti penitenziari minorili di tutta Italia alla casa circondariale Rocco D’Amato, risale al 4 febbraio scorso.

Una comunicazione in cui è stata sottolineata l’ iniziale incredulità da parte dei sindacati, in quanto la struttura è già in grave sovraffollamento e ospita il doppio dei detenuti che potrebbe ospitare, a conferma che un’operazione di questo genere comprometterebbe ulteriormente le condizioni di sicurezza dell’istituto. Prima di quella data nessuna informazione è giunta ai garanti, alla regione e al comune di Bologna.
Appresa la notizia dalla nota dei sindacati, i garanti oltre ad aver esplicitato, con un comunicato congiunto le enormi perplessità hanno richiesto un incontro al capo dipartimento e l’11 febbraio si sono recati a Roma, dove l’ipotesi è stata confermata. Giovedì 13 febbraio una nota formale di conferma è giunta anche alla regione e al comune di Bologna . In quella nota il capo dipartimento ha invitato le istituzioni regionali e locali a costituire un tavolo tecnico, come proposto dai garanti, per gestire la situazione, in attesa del completamento delle nuove strutture che si stanno costruendo in Italia e ha assicurato che verrà evitata la commistione tra giovani e adulti reclusi.

Si è poi appreso che il provvedimento dovrebbe partire già il 25 febbraio, dopo la firma del ministro Nordio.

Si è saputo anche che il ministero stava lavorando da 9 mesi a questa ipotesi, ma che nessuna informazione è stata data alle autorità locali. Mancano pochi giorni alla firma del provvedimento e l’unica certezza è che alla Dozza si creerà un’inevitabile commistione tra adulti e giovani adulti. Non è chiaro come verranno garantiti gli aspetti legislativi previsti per i giovani adulti. Non è chiaro il progetto educativo che si intende proporre e non è chiaro perché si è scelto proprio un carcere così gravemente sovraffollato, in cui sarà necessario smantellare servizi formativi e lavorativi, penalizzando tutti i reclusi ed esasperando ulteriormente la situazione di tutta la comunità penitenziaria. Ad oggi è ancora troppo poca la chiarezza che ruota attorno a questa drammatica vicenda, mentre si paga il prezzo dell’effetto del decreto Caivano che sta solo affollando istituti minorili e adulti. Il trasferimento dei giovani adulti rischia di promuovere la delinquenza giovanile anziché il recupero. Anche per questo il governo dovrebbe rivedere la scelta. Inoltre, se si parla di una scelta transitoria di tre mesi in attesa del completamento dei lavori, perché trasferire quei giovani adulti proprio alla Dozza e non ragionare insieme ai diversi capoluoghi ad altre soluzioni? Sono tutti aspetti che nel confronto politico richiesto dalla regione e dal comune al capodipartimento dovrebbero essere affrontati, prospettando auspicabilmente altre ipotesi che escludano la Dozza. È quanto si aspetta la città e tutta la comunità penitenziaria.