Lunedì 19 dicembre 2022 la consigliera comunale PD Rita Monticelli ha presentato un intervento di inizio seduta sui diritti inviolabili, il diritto alla vita.
Di seguito il testo dell’intervento e clicca qui per il video della presentazione in aula.

Aida Rostami, la dottoressa di 36 anni che nelle ultime settimane era stata accusata di aver curato manifestanti feriti, secondo le autorità iraniane, è morta in un incidente stradale. I racconti degli
attivisti pubblicati sul sito IranWire parlano invece del suo corpo torturato, dilaniato, lacerato, mentre la comunità internazionale inorridisce, ma non sembra reagire abbastanza davanti al racconto del corpo offeso di Aida che porta i segni delle torture inflitte e che ci ricorda delle tante, troppe uccisioni e torture che ormai da mesi insanguinano l’Iran e gridano contro ogni istituzione nell’intero mondo che non se ne fa carico.
Per quanto tempo ancora le comunità internazionali sopporteranno ancora questo massacro collettivo di giovani che chiedono solo di vivere? Per quanto tempo ancora sosterranno regimi che violano i diritti umani continuando una schizofrenia che condanna da una parte e continua a negoziare su altri fronti? Arriva anche la notizia dell’arresto di Taraneh Alidoosti, l’attrice protagonista del premio Oscar il cliente di Ashgar Farhadi: la sua colpa sarebbe quella di aver sostenuto e appoggiato le ragioni della protesta ed è stata tra le prime a reagire e a denunciare l’esecuzione di un manifestante di 23 anni. L’attrice aveva pubblicato sui suoi profili social una sua immagine senza hijab mostrando un cartello con la scritta zan zendeghi azadi donna vita libertà che il motto dei manifestanti contro il regime dittatoriale. Nel suo ultimo messaggio si era rivolta al regime dicendo “sedetevi e aspettate le conseguenze della sete di sangue”. Secondo la stampa non iraniana sarebbe stata prelevata da casa dalle forze di sicurezza islamiche e accusata di aver pubblicato contenuti falsi, diffondere informazioni false, incitare il caos e di sostenere circoli contro rivoluzionari. Accuse che ci ricordano da vicino ciò che è avvenuto in altri luoghi di violazioni dei diritti umani, come è successo per molti prigionieri politici ad es. In Egitto. Anche e soprattutto in Iran I rivoluzionari sono in realtà studenti e insegnanti avvocati operai lavoratori dei bazar che si oppongono all’oppressione e alla repressione dei diritti umani e civili che ha dominato il paese a partire dagli anni settanta, e in particolare con il regime di Raisi. “Questa non è più una protesta è l’inizio di una rivoluzione” gridano e cantano i manifestanti, ormai donne e uomini senza distinzione di età e di ceto, ma soprattutto giovani. “il regime sta uccidendo tante persone, … le donne iraniane sono vittime di apartheid … ma i giovani sono inarrestabili … ma il regime cadrà … le proteste cambieranno l’Iran … “ così si esprime Azar Nafisi, la scrittrice di Leggere Lolita a Teheran. Purtroppo, ogni giorno apprendiamo di morti e di uccisioni crudeli e di torture, ogni giorno i giovani rischiano la vita per la libertà. Ma una nuova resistenza che è partita dalle donne, e ha dato l’avvio allo scendere in piazza, anche nelle nostre piazze, quasi quotidianamente per chiedere da quando Masha Amini fu uccisa, donna vita libertà per tutti, come diritti umani e diritto alla vita e alla libertà come principi fondatori di ogni comunità locale e globale, oltre ogni confine. Annuncio che chiederemo un ordine del giorno su questo tema. E non ci fermeremo.
Donna vita libertà.
E dobbiamo continuare a chiedere giustizia in ogni ambito che riguardi i diritti umani, i diritti dei migranti e dei rifugiati (ricordiamo che ieri era la giornata dei migranti), i diritti violati nei confronti
dei lavoratori che secondo un’inchiesta del Guardian sarebbero morti in Qatar durante la costruzione degli stadi per i mondiali di calcio, ad esempio. Pensare a ciò che accade in Iran e alla vita dei rifugiati e dei profughi, alla guerra in Ucraina e alle troppe guerre, alle morti per il gelo e il freddo di chi fugge da guerre e torture e non trova un rifugio adeguato da poter chiamare casa, a chi di loro trova un lavoro che sfrutta il loro bisogno di vita e di sostentamento, le migliaia di morti di migranti lavoratori di cui non si ha memoria perché non hanno spazio nel mondo della (mancata) cittadinanza può sembrare inadeguato, ma non è così se pensiamo che la comune umanità offesa, ferita, negata, non riconosciuta come umana, pesa sullo stesso spazio delle nostre coscienze e delle nostre politiche nazionali e internazionali, individuali e collettive e sulle nostre mancanze politiche, sociali e culturali. Ma come il movimento in Iran ci risveglia dal nostro torpore indifferente, così la vita dei migranti può insegnarci una nuova vita e una nuova concezione di comunità.
Povertà senza di libertà poche prospettive lavorative repressioni hanno infatti spinto il 3,6% della popolazione mondiale a lasciare la propria casa di questi 89,4 milioni sono rifugiati richiedenti asilo
o sfollati interni che sono rimasti bloccati in un limbo spazio temporale lontani dalla loro città materna ma senza la possibilità di raggiungere una nuova nazione da chiamare casa la loro vita scorre nelle tende dei campi profughi dove non si va a scuola e non si lavora chi riesce fugge a bordo di barconi ammassato nel retro di un camion a piedi senza però la garanzia di una vita migliore ho ancor peggio la certezza di sopravvivere secondo l’organizzazione internazionale per le migrazioni infatti 3900 migranti sono morti e scomparsi solo nel 2020 35.000 dal 2014 tra le destinazioni scelte la prima è quella del continente europeo dove si dirige il 30,9% di che fugge seguito da Asia e America del nord mentre pochissimi scelgono come destinazione l’Africa o l’America Latina che arriva poi deve combattere quella realtà capire come ricrearsi da 0 1 vita nel paese che lo accoglie e trovare un lavoro con il quale pagarsi un tetto e un pasto in totale i migranti lavoratori nel mondo sono 169 milioni molti di loro sono costretti a vivere in alloggi sovraffollati in pessime condizioni igieniche senza potersi permettere un pasto nutriente e privi di un’assistenza sanitaria adeguata senza contare le migliaia di migranti che perdono la vita proprio mentre lavorano il cui nome sparisce nel dimenticatoio della mancata cittadinanza come i 6500 laboratori che secondo un’inchiesta del Guardian sarebbero morti in Qatar durante la costruzione degli stadi per i mondiali e così proprio nella giornata che sancisce la finale anche giornata mondiale dei migranti il portavoce italiano di Amnesty International Riccardo Noury chiede di tenere viva la memoria sui troppi lavoratori stranieri morti (Herald Sky tg 24)
Guerre e povertà senza di libertà poche prospettive lavorative repressioni hanno infatti spinto il 3,6% della popolazione mondiale a lasciare la propria casa di questi 89,4 milioni sono rifugiati richiedenti asilo o sfollati interni che sono rimasti bloccati in un limbo grazio temporale lontani dalla loro città materna ma senza la possibilità di raggiungere una nuova nazione da chiamare casa la loro vita scorre nelle tende dei campi profughi dove non si va a scuola e non si lavora chi riesce fugge a bordo di barconi ammassato nel retro di un camion a piedi senza però la garanzia di una vita migliore o ancor peggio la certezza di sopravvivere secondo l’organizzazione internazionale per le migrazioni infatti 3900 migranti sono morti e scomparsi solo nel 2020 35.000 dal 2014 tra le destinazioni scelte la prima è quella del continente europeo dove si dirige il 30,9% di fugge seguito
da Asia e America del nord mentre pochissimi scelgono come destinazione l’Africa o l’America Latina che arriva poi deve combattere con la realtà capire come ricrearsi da 0 1 vita nel paese che lo accoglie e trovare un lavoro con il quale pagarsi un tetto e un pasto in totale i migranti lavoratori nel mondo sono 169 milioni molti di loro sono costretti a vivere in alloggi sovraffollati in pessime condizioni igieniche senza potersi permettere un pasto nutriente e privi di un’assistenza sanitaria adeguata senza contare le migliaia di migranti che perdono la vita proprio mentre lavorano il cui nome sparisce nel dimenticatoio della mancata cittadinanza come i 6500 lavoratori che secondo un’inchiesta del Guardian sarebbero morti in Qatar durante la costruzione degli stadi per i mondiali e così proprio nella giornata che sancisce la finale anche giornata mondiale dei migranti il portavoce italiano di Amnesty International Riccardo Noury chiede di tenere viva la
memoria sui troppi lavoratori stranieri morti. Da Sky tg 24 del 18 Dicembre 2022.
