Lunedì 28 novembre 2022 la consigliera comunale PD Mery De Martino è intervenuta ad inizio seduta in Consiglio comunale in merito alla necessità di denunciare sempre. Basta falsi allarmismi sul gender.
Di seguito il testo dell’intervento:
Grazie Presidente.
Oggi vorrei anche io esprimere tutta la mia solidarietà e il mio incoraggiamento alle donne che stanno denunciando molestie che in alcuni casi risalgono a oltre 10 anni fa da parte di professori dell’Unibo come ha già egregiamente fatto la collega Monticelli in un’intervista di ieri.
Denunciare avance, allusioni, molestie verbali, carezze spinte e inopportune soprattutto quando arrivano, e la maggior parte delle volte arrivano, da uomini in posizione di potere, è un atto per nulla scontato e che merita il sostegno trasversale di tutta la comunità.
I dati ci dicono che al 64% delle ragazze è capitato di sentirsi a disagio per commenti o avance da parte di un adulto di riferimento. E poche sono quelle che denunciano le molestie, sia per paura della reazione (29%) che per vergogna (21%).
Credo che le stesse donne che sono in questa sala di Consiglio, almeno la grande maggioranza, possano raccontare più di un episodio spiacevole che le ha viste vittime di avance non volute e inopportune, donne che non hanno denunciato perché disorientate, scosse, incapaci di razionalizzare l’accaduto trovandosi spesso in una posizione di inferiorità fisica o di grado rivestito in quel contesto.
E questa condizione di disorientamento è tanto più forte e presente quanto più l’età anagrafica della vittima è inferiore.
Quando ci diciamo che la violenza si presenta in tantissime forme e che è ancora più diffusa e radicata di quanto i già drammatici dati ci riferiscono in merito a violenze fisiche e femminicidi, diciamo proprio questo. Diciamo che c’è un’intera cultura maschilista da abbattere e che colpisce molte più donne di quelle che emergono dalle statistiche e dalla cronaca e che per molte di queste possono influenzare un’intera carriera se non vita sociale.
Il caso Unibo squarcia quindi anche un altro velo. Spesso cadiamo infatti nello stereotipo dell’uomo o della donna poco istruiti e che perpetuano schemi patriarcali per “ignoranza”. Ecco, oggi ribadiamo con ancora più forza che non è così, che il modello patriarcale, purtroppo, non è confinato a limiti economici, sociali o culturali ma, come ci diciamo spesso, colpisce e può in ogni momento colpire tutte e tutti, per questo è un problema gravissimo di un’intera comunità. E per questo, piuttosto che creare falsi allarmismi su ideologie inventate, piuttosto che appendere manifesti fuorvianti e propagandistici, dovremmo continuare a investire sempre più nell’educazione al rispetto delle differenze, della parità e dell’identità di genere fin dalla prima infanzia, perché un luogo sicuro per qualsiasi tipo di minoranza (che sia di genere, di sesso, di lingua o cultura) è un luogo sicuro anche per le donne. Se vogliamo che le nostre bambine e che tutti coloro che hanno un’ identità di genere che oggi li rende facilmente vittime di violenza, possano avere una vita sicura senza essere costrette e costretti a guardarsi sempre le spalle (cosa che anche la sottoscritta fa ad esempio quando torna a casa la sera da sola non volendo rinunciare alla propria autonomia e indipendenza), esattamente come sempre avvenuto per gli uomini bianchi eterosessuali , dobbiamo quintuplicare gli sforzi in queste senso, sostenere le donne che denunciano ogni forma di molestia in ogni contesto e smetterla di parlare di ideologie gender che non esistono. Esiste sì, una ideologia, è quella che unisce tutte le vittime di violenze per stravolgere un sistema fatto su misura degli uomini eterosessuali. E di questa ideologia, se davvero ci stanno a cuore i diritti delle donne, dovremmo tutte e tutti tenere alta la bandiera.
